Sarà adottata dalla famiglia affidataria di Torino la piccola “Luna” dopo che è stata partorita 15 mesi fa in Ucraina tramite la maternità surrogata e subito abbandonata dalla coppia italiana che aveva intrapreso la pratica di “utero in affitto”. «Non me la sono sentita più, mi dispiace», ha spiegato la stessa donna a “La Repubblica Torino”.
Il caso è emerso due settimane fa quando la coppia è stata convocata dalla Procura di Novara per chiarimenti (al momento non vi sono né ipotesi di reato né tantomeno indagati): dal profilo giuridico, la situazione è tutt’altro che semplice dato che l’abbandono di minore si può valutare solo incrociando norme e pratiche di leggi comunitarie, internazionali e nazionali. Nel frattempo la Procura assieme al Tribunale dei Minori di Torino, che già hanno curato il rimpatrio della bimba dall’Ucraina all’Italia, stanno avviando le pratiche di adozione dalla famiglia cui è stata data in affido in questi mesi. Si è pure offerta di adottare la neonata Maria Sole Giardini, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, «Non si tratta di come un bambino nasce ma dell’amore che si è disposti a dargli».
LA MATERNITÀ NON “AVVERTITA” E L’ABBANDONO
Ma non sono prima di tutto i dettagli giuridici ad impressionare in questa triste inizio di vita per una povera e innocente bimba: la donna intervistata da “Rep” ammette il vero motivo di questo abbandono improvviso dopo aver avviato e concluso le pratiche di maternità surrogata in Ucraina (ricordiamo che in Italia è pratica vietata). «Non me la sono sentita più, mi dispiace. Non la sentivo come mia figlia, mi dicevo: Che c’entro io con lei? Non ce l’ho fatta»: una resa che alla fine ha fatto desistere anche il marito, tanto da decidere di non volersi più occupare della “loro figlia”. Mentre la piccola viene accudita dalla famiglia affidataria e da una tata ucraina – per attutire il disagio dei primissimi mesi di vita già così complicati – è inutile girare attorno al problema: l’utero in affitto può arrivare a generare casi del genere, se non peggiori. «È una vicenda dolorosa – ha commentato il sindaco di Novara Alessandro Canelli – voglio ringraziare i genitori affidatari e sperare che questa bambina possa ora crescere in maniera sana e armonica». Già, proprio quel “armonico” forse rende bene l’idea del livello serissimo della questione, in questo come in tantissimi potenziali nuovi casi nel futuro: fino a che punto si può estendere il diritto a divenire genitori e fin dove invece si comincia realmente a considerare il diritto (e il bene) di una creatura appena venuta al mondo?