Sono state depositate le motivazioni della condanna all’ergastolo in appello a carico di Mohssine Azhar, accusato di aver gettato dal balcone del quinto piano di un palazzo di Torino la figlia della compagna, Fatima, di appena 3 anni, uccidendola. La bimba, secondo la sentenza di cui la Tgr Piemonte riporta alcuni stralci, sarebbe stata “buttata dal patrigno in un impulso violento“ quel 14 gennaio 2022 e non fu un incidente.
La versione di un fatto accidentale fu sostenuta dallo stesso imputato e, inizialmente, anche dalla mamma della minore che poi avrebbe cambiato linea parlando di un gesto volontario. I giudici sono arrivati alla conclusione che quanto commesso si colloca in maniera indiscutibile “ai massimi livelli nella scala di gravità del reato di omicidio“. Il secondo grado di giudizio si è concluso con una conferma dell’esito del primo e stando all’impianto accusatorio la bambina sarebbe stata lanciata nel vuoto da un’altezza di circa 15 metri, senza avere scampo.
L’avvocato della madre: “Appello ha valorizzato la ricostruzione dei fatti portata dalla mia assistita”
L’avvocato Silvia Lorenzino, legale della madre di Fatima, ha commentato la sentenza ai microfoni dell’Ansa sottolineando come la Corte d’Assise d’Appello abbia “valorizzato” la ricostruzione fornita dalla sua assistita e le motivazioni per le quali la stessa avesse reso inizialmente la descrizione di un fatto accidentale tesa ad avvalorare il racconto dell’imputato. “Pochi giorni dopo, la mia cliente ha cambiato versione e ha detto come erano andate realmente le cose“. Secondo quanto emerso, sarebbe stato proprio il patrigno di Fatima a tentare di “forzare” la madre per dare un resoconto che potesse scagionarlo. “Può essere minimamente sollevata – ha concluso il legale della donna –, per quello che si può essere sollevati in situazioni di questo genere, pensando di aver fatto qualcosa per la sua bimba e di aver contribuito all’accertamento della verità“.
Mohssine Azhar si era difeso sostenendo che si fosse trattato di un incidente. Aveva raccontato, come ricostruisce ancora la Tgr Piemonte, che la piccola gli era scivolata dalle mani mentre giocava con lei a “vola vola” sul ballatoio al quinto piano del palazzo torinese in cui viveva. L’uomo disse che mentre la lanciava in aria e la riprendeva, a un certo punto non sarebbe riuscito nella presa e la bambina sarebbe precipitata. Per i giudici, come confermato anche in secondo grado, la sua versione sarebbe totalmente incompatibile con quanto poi accertato in sede di rilievi. Secondo la sentenza, il 34enne avrebbe agito volontariamente per “stizza” dopo una lite con la compagna.