Una bambina di appena 14 mesi è stata trovata con tracce di marijuana nelle urine dopo essere entrata in coma. L’episodio, riportato questa mattina da tutte le principali testate online, ci giunge da Pavia. La piccola è stata portata presso l’ospedale Policlinico San Matteo, dove i medici, dopo alcuni accertamenti, hanno appunto fatto la scioccante scoperta. Dopo qualche giorno di coma la piccola si è ripresa, e successivamente è stata trasferita in una struttura protetta, così come deciso dal tribunale dei minori di Milano. In base a quanto emerso, la bimba non stava bene da qualche giorno, e i genitori l’hanno vista dormire in maniera sempre più profonda, fino a che hanno deciso di portarla in pediatria all’ospedale pavese, dove la stessa è giunta però già in coma. Appena sono state rinvenute le tracce di marijuana nelle urine della piccola, i sanitari hanno avvisato la polizia dopo di che è stata avviata un’inchiesta per fare in modo di accertare eventuali responsabilità. Come scrive TgCom24.it, al momento l’ipotesi più accreditata è che la bimba possa aver raccolto e ingerito in qualche modo una piccola quantità di cannabis lasciata dai genitori sul tavolo, oppure, caduta per terra.



BIMBA DI 14 MESI IN COMA PER MARIJUANA: I PERICOLI DURANTE LA GRAVIDANZA E L’ALLATTAMENTO

E riguardo alla cannabis e alla marijuana uno studio recente ha svelato che l’utilizzo abituale da parte della madre durante la gravidanza, è collegabile ad un maggior rischio di autismo per il futuro nascituro. Secondo quanto scoperto dall’ospedale di Ottawa, in Canada, l’incidenza di autismo per i bimbi esposti a marijuana durante la gravidanza era di 4 su 1000, rispetto ai bambini non esposti dove il dato calava a 2.42. Gli stessi ricercatori, nonostante la cannabis sia legale in Canada, ne sconsigliano l’uso alle donne incinte e anche a quelle in fase di allattamento. Nonostante gli avvertimenti e i pericoli, sostengono i ricercatori, sono sempre di più le donne che fanno utilizzo abituale di cannabis durante la gravidanza. “Questo è uno dei più grandi studi su questo argomento fino ad oggi – le parole di Daniel Corsi, epidemiologo dell’ospedale di Ottawa – ci auguriamo che i nostri risultati aiuteranno le donne e i loro fornitori di assistenza sanitaria a prendere decisioni informate”.

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