Bimba investita all’asilo, i genitori denunciano il testimone
I genitori di Lavinia Montebove, la bimba investita nel parcheggio dell’asilo a Velletri nel 2018, che all’epoca aveva solo 16 mesi, hanno denunciato per falsa testimonianza una delle persone ascoltate dalla difesa. Si tratta di una nota commerciante di Velletri, che a loro dire avrebbe mentito per difendere un’amica nel procedimento a carico della maestra Francesca Rocca, accusata di abbandono di minore, e l’investitrice Chiara Colonnelli, accusata del reato di lesioni colpose gravissime.
Pochi giorni prima della prossima udienza, che si terrà lunedì 12 dicembre, Massimo Montebove e Lara Liotta hanno spiegato la loro versione dei fatti. La testimone, come spiegato dai genitori, avrebbe detto di essersi recata all’asilo proprio nell’orario in cui la maestra e la donna alla guida dell’auto hanno deciso di portare Lavinia all’ospedale, senza aspettare l’ambulanza. La testimone della difesa avrebbe incrociato la macchina delle due donne: proprio a lei avrebbero chiesto di restare con gli altri bambini rimasti rimasti soli al nido.
Bimba investita all’asilo, l’avvocato: “Vogliamo giustizia per Lavinia”
Come spiega l’Agenzia Dire, Cristina Spagnolo, avvocato della famiglia della bimba investita all’asilo, ha affermato: “L’attenta rilettura delle trascrizioni del processo ha evidenziato come almeno una delle testi introdotte dalla difesa della maestra Rocca abbia reso una dichiarazione non solo contraddittoria rispetto alle altre prove orali assunte nel giudizio, ma anche totalmente divergente da quella resa dalla stessa teste in fase di indagini. La spiegazione fornita rispetto a questo cambio di rotta, a nostro avviso, non è verosimile e pertanto abbiamo deciso di procedere sin da ora a denunciare questa persona per il reato di falsa testimonianza”.
“Chiaramente, se la Procura, come riteniamo plausibile, riterrà fondata la denuncia della famiglia di Lavinia, le responsabilità della testimone verranno accertate in un processo, ma va anche detto che questa persona, se lo riterrà, potrà anche ritrattare nell’ambito del processo in corso finché non verrà chiusa l’istruttoria, usufruendo della causa di non punibilità prevista dal nostro codice penale. L’unico interesse della famiglia Montebove è, infatti, che dal processo emerga la verità: questo è l’unico mezzo attraverso il quale Lavinia potrà ottenere giustizia” ha aggiunto l’avvocato.