Quasi una sorta di miracolo quello di Molly Everette Gibson, la bimba nata lo scorso 26 ottobre, ma da un embrione congelato ben 28 anni fa, nel 1992. Una curiosa vicenda riportata nelle scorse ore dal New York Post e che fa di Molly Everette la bambina “più vecchia” mai nata. Basti pensare che l’embrione in questione ha solamente due anni in meno rispetto alla donna che ha portato avanti la gravidanza, Tina, nata invece nel 1994. “È difficile da comprendere – le parole di Tina al The Post ma, per quanto ci riguarda, Molly è il nostro piccolo miracolo”. E miracolo appare proprio la parola più adatta anche perchè, come certificato dai ricercatori della University of Tennessee Preston Medical Library, si tratta dell’embrione che è rimasto congelato più a lungo e poi partorito, nella storia.



BIMBA NATA DA EMBRIONE CONGELATO, LA DOTTORESSA: “POSSONO DURARE ALL’INFINITO”

L’embrione è stato donato in modo anonimo dai genitori, e scongelato presso il NEDC, il National Embryo Donation Center: “È molto gratificante per me – le parole della dottoressa Carol Sommerfelt – vedere un embrione congelato anni fa portare alla nascita di un bambino adorabile. Mi sento onoratoa di far parte del processo”. La coppia che ha dato alla luce l’embrione da record non riusciva ad avere figli in quanto il marito di Tina, il 36enne Benjamin, è affetto da fibrosi cistica che in diversi casi può portare all’infertilità. A inizio 2017 i due si sono quindi rivolti al NEDC: “Eravamo tipo, ‘Sembra folle. No, grazie, non ci interessa’. Poi abbiamo continuato a pensarci e non siamo riusciti a togliercelo dalla mente”. La dottoressa Sommerfelt ha specificato: “Finché gli embrioni vengono mantenuti correttamente nel serbatoio di stoccaggio dell’azoto liquido, a meno 396 gradi, riteniamo che possano essere buoni a tempo indefinito. Ora sappiamo che possono durare almeno 27 anni e mezzo, e probabilmente anche più a lungo”.

Leggi anche

Trump: “vedrò Putin prima possibile per finire guerra in Ucraina”/ Russia: “per ora nulla di pianificato ma…”SCENARIO UE/ von der Leyen e Piano Draghi, ecco perché la decarbonizzazione non basta più