Grazie alla procreazione assistita a Macerata è nata una bimba, Vittoria, figlia di un papà tragicamente morto due anni fa in un incidente: Attilio Pierini con la moglie Francesca Polli si erano preparati da tempo in quanto non potevano avere bimbi naturalmente. Poi la pandemia ha interrotto la seconda fase della procreazione, «avevamo deciso di rimandare l’ultimo step di qualche mese», racconta la donna a “Libero”.



Ecco che però il 23 giugno 2020 la notizia terribile: in un incidente lui, storico capitano e bandiera dell’Us Basket Recanati di A2 e giocatore della Virtus Basket Civitanova Marche in serie B, muore sul colpo mentre la moglie Francesca si salva per miracolo dopo settimane in terapia intensiva. Due anni dopo, la scelta di intraprendere lo stesso la procreazione: «un atto d’amore», spiega la donna appena dopo l’incredibile parto. Vittoria ora è al mondo e questo è un successo che va oltre a qualsiasi dubbio o polemica: resta però una riflessione che fa sempre su “Libero Quotidiano” il giornalista e scrittore Renato Farina, colpito dalla storia arrivata da Macerata. «È giusto che una creatura diventi un esperimento?», si chiede dopo aver riconosciuto la bellezza di una bimba nata e di una mamma che stravede per lei dopo il destino così tragico e misterioso che ha colpito quella famiglia.



DONO D’AMORE O CAVIA? LA STORIA DELLA BIMBA “CHE VIENE DAL PASSATO”

È la storia di una bimba che di fatto “viene dal passato”, che fa commuovere e riflettere al tempo stesso: Farina si chiede con tutta la sincera domanda cristiana se Vittoria sia “solo” uno straordinario “dono d’amore” o se nella sua “programmazione” per somigliare ad un padre che non c’è più non vi sia qualcosa che “non va”. «Non è forse diventare la cavia per vedere che effetti avrà sulla psiche, sulla sua autocoscienza, diventare la prima italiana nata da chi era morto prima del proprio concepimento?», si chiede perplesso ancora il giornalista. Secondo Renato Farina al netto di tutto non è giusto trasformare una bimba in un “esperimento”: assieme all’augurio di una felice e piena vita, l’editoriale si sofferma anche sulla «inutilità del padre, la sua riduzione a fuco destinato a crepare senza neppure congiungersi con l’ape regina. Non solo è la morte definitiva del padre inteso come educatore, optional gradito ma non indispensabile, ma della stessa famiglia». Farina contesta una scienza a cui viene dato il potere quasi illimitato di andare da una ragazza “convincendola” di essere più forte ancora della morte: «è umano programmarla senza padre, non le è stato tolto qualcosa di essenziale?». Nel dilemma della vicenda per Farina stanno “insieme” il desiderio e l’augurio che Vittoria e Francesca vivano d’ora in poi una vita stupenda e lieta, ma anche il dubbio e il timore che qualcosa non sia giusto in quanto scelto di fare con quella procreazione “post-mortem”.

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