Ha sempre più le sembianze di uno scontro culturale quello scoppiato a Rouen, in Francia, dopo la decisione dell’assessore ambientalista Jean-Michel Bérégovoy di mandare a scuola dall’anno prossimo i bimbi del quartiere Grieu su un calesse trainato da un cavallo con l’aiuto di una batteria elettrica. L’iniziativa, che a Vendargues nell’Herault, 900 chilometri più a Sud, viene chiamata “hippobus” e funziona già da qualche anno, ha creato però all’assessore di Rouen più grane del previsto. L’entusiasmo dei bambini e la riduzione dei gas di scarico garantita dall’equibus, come si chiama l’iniziativa nel capoluogo della Normandia, non convincono infatti gli animalisti, e in particolare gli anti-specisti, ovvero coloro che rifiutano la gerarchia tra le specie, la superiorità di quella umana e la sopraffazione delle altre. Si spiega così la reazione di Manu Tritz e della sua compagna Stessy, due abitanti della vicina Sotteville, che contro quel calesse scolastico hanno dato vita ad una petizione online raccogliendo nel giro di pochi giorni 34.500 firme. Il fatto che il cavallo sia costretto a trainare sull’asfalto il calesse occupato da una ventina di bambini per un percorso di 3 km e mezzo (una ventina di minuti di durata) – sia pure con l’aiuto di una batteria elettrica – a Manu Tritz e a Stessy non va proprio a genio. Nella loro petizione si legge: “Comprendiamo e condividiamo la volontà di proporre un modello alternativo di trasporto per ridurre l’inquinamento ma c’è un parametro che non è stato minimamente preso in conto: il benessere dell’animale“.
BIMBI A SCUOLA IN CALESSE: ANIMALISTI VS ECOLOGISTI
La reazione dell’assessore ambientalista Bérégovoy, che il 15 marzo sperava di utilizzare l’istituzione dell’equibus come uno dei motivi per essere rieletto, è stata a dir poco sbalordita: “Non so più cosa dire. Mi preoccupo da sempre del benessere degli animali, mi sono opposto per esempio all’uso degli animali nel circo. Ma qui ci siamo informati, abbiamo fatto attenzione alla qualità e alla leggerezza dei finimenti, abbiamo pensato alla trazione assistita elettricamente, e al percorso dove c’è poco traffico. È vero che il cavallo viene messo al servizio dell’uomo, ma è un modo per farlo entrare nella vita quotidiana degli esseri umani. Se è questo a dare fastidio, finiremo per proibire anche i cani che aiutano i ciechi o quelli che soccorrono gli alpinisti travolti dalle valanghe?“. Come sottolineato da Il Corriere della Sera, quello a cui si assiste è uno scontro filosofico: agli anti-specisti, che contestano qualsiasi tipo di sfruttamento e allevamento animale, si oppongono quanti credono che la causa animalista estremizzata si rivelerà dannosa per molte specie. La pensa così l’ex allevatrice e oggi ricercatrice agronomica Jocelyne Porcher, nemica degli allevamenti industriali, che al Figaro ha detto: “Gli animali sono stati addomesticati dall’uomo migliaia di anni fa, e lavorano per noi da sempre. Se aboliamo il loro lavoro, non saranno più redditizi e scompariranno. Come sta accadendo in Asia, dove la fine progressiva del lavoro degli elefanti sta provocando l’estinzione della specie“. Come ha riassunto Il Corriere della Sera, “gli anti-specisti Manu e Stessy non sopportano di vedere un cavallo che fatica per il piacere dei bambini e la buona coscienza degli uomini, convinti così di inquinare un po’ meno. L’assessore ambientalista Bérégovoy, e molti con lui, pensano che solo così animali come mucche e cavalli continueranno a esistere“.