Dopo i fatti di Bibbiano torna l’incubo dei bimbi in affido maltrattati, ma questa volta a Torino. Stando a quanto riportato dal Corriere della sera, una coppia di donne torinese avrebbe maltrattato per otto lunghi anni due bambini, fratello e sorella, esattamente dal 2013 al 2021. I due bimbi erano stati affidati loro dai servizi sociali. Nella giornata di oggi 3 dicembre è scattato a carico delle due donne un provvedimento con cui si vieta di avvicinarsi alle due vittime. A finire nei guai con l’accusa di falso ideologico, anche una psicoterapeuta, Nadia Bolognini ex moglie di Claudio Foti, l’uomo considerato il mentore del centro Hansel e Gretel e condannato a 4 anni di reclusione con l’accusa di aver manipolato psicologicamente i bimbi a lui affidati.
L’inchiesta condotta dai carabinieri di Torino e coordinati dal pm Giulia Rizzo ha svelato dettagli inquietanti che vedrebbero diverse analogie con i fatti di Bibbiano. I bambini sarebbero stati strappati ai genitori ed affidati ad una coppia di donne sulla base di una dichiarazione di adottabilità, il tutto supportato da presunte accuse secondo le quali i due minori sarebbero stati vittime di abusi in famiglia.
Bimbi in affido maltrattati a Torino e l’incubo Bibbiano
In merito alla vicenda di Torino, i protagonisti sono due bimbi di origine nigeriana, affidati alle due donne nel 2013. Secondo le accuse della procura torinese, i due piccoli avrebbero subito maltrattamenti per otto anni, non solo di natura psicologica ma anche fisica fino al loro trasferimento in una comunità in cui vivono attualmente. Le violenze psicologiche erano atte a spezzare l’equilibrio delicatissimo con la madre fino a rifiutare le proprie origini anche culturali. Dopo l’affido la coppia si sarebbe rivolta alla psicoterapeuta Bolognini che avrebbe ipotizzato i presunti abusi da parte del padre, sulla base di disegni e colloqui dei quali mancherebbero le registrazioni.
La procura ha così deciso di intervenire con l’iscrizione nel registro degli indagati delle due madri affidatarie e della psicoterapeuta, il cui studio è stato perquisito. A far scattare le indagini sarebbe stata la preoccupazione per le analogie con le vicende giudiziarie di Bibbiano. Nel corso dell’inchiesta partita da uno “stralcio” finalizzato a verificare modalità di affido, dinamiche economiche connesse e circostanze di custodia e mantenimento dei minori, sono così emerse “preoccupanti analogie alle note vicende giudiziarie relative ad affidi di cui si è occupata la Procura della Repubblica di Reggio Emilia”. Ad intervenire è stato l’assessore alle Politiche sociali della Città di Torino, Jacopo Rosatelli, che ha tuttavia invitato ad “evitare di evocare analogie con il cosiddetto “caso Bibbiano”, utili a costruire polveroni mediatici ma non a risolvere eventuali problemi”.