Non sempre quando i bimbi vengono ricoverati in ospedale, finiscono nei reparti pediatrici. Spesso e volentieri infatti, i più piccoli vengono allettati assieme ai pazienti di maggiore età, creando non pochi disagi psichici per lo stesso paziente minorenne, che necessiterebbe di un ambiente maggiormente protettivo. Di questa vicenda se ne è occupato quest’oggi il Corriere della Sera, attraverso un’inchiesta che verrà pubblicata nella giornata di domani, giovedì 21 ottobre, sul quotidiano di via Solferino. In Italia sono circa il 25 per cento i bambini che non ricevono cure in reparti pediatrici a misura di bimbi, e stando ad un calcolo dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l’Agenas, riguardante al 2019, 175.104 ricoveri di pazienti tra 0 e 17 anni, per un totale preciso del 25,19 per cento su 695.215, sono stati effettuati all’interno di reparti per adulti, ed in particolare quando è stato reso necessario un intervento chirurgico.
La situazione migliore da questo punto di vista la si trova nell’ambito ortopedico, dove i ricoveri nei reparti degli adulti sono stati pari al 22.8 per cento, in particolare per quanto riguarda le operazioni al piede, al ginocchio, a tibia omero, mani e polso e rimozione di mezzi di fissazione interna agli arti inferiori. In seconda posizione, come scrive il Corriere della Sera, vi sono invece gli interventi di otorinolaringoiatria, in particolare operazioni di asportazione delle tonsille e delle adenoidi, mentre al terzo posto c’è la chirurgia generale, ed in particolare interventi ai testicoli e all’appendice.
BAMBINI IN OSPEDALE, 1 SU 5 NON VA IN PEDIATRIA: IL COMMENTO DEL PROFESSOR ZANOBINI
“La collocazione dei pazienti pediatrici in reparti pediatrici – commenta Alberto Zanobini, presidente dell’Associazione ospedali pediatrici italiani (Aopi) che riunisce ben 15 diverse strutture fra cui il prestigio ospedale Meyer di Fireze di cui è direttore generale – oltre a rappresentare una battaglia di civiltà da perseguire, affinché ricevano cure appropriate in un luogo adeguato alle loro esigenze, riducendo al minimo la percezione disagevole dell’ospedalizzazione e facilitando l’aderenza alla terapia”.
“E’ anche una lotta da intraprendere in favore della qualità dell’assistenza e della ricerca scientifica – ha continuato l’esperto – concentrare i volumi delle prestazioni in dipartimenti specifici consente infatti di garantire esiti clinici migliori». In numerosi nosocomi italiani, in particolare in periferia, finiscono nei reparti di pediatria solo pazienti under 14, anche se a volte si arriva fino a 15-16 anni.