“BIMBI CAVIE DEL GENDER”: LA DENUNCIA DI MBC SU “LE FIGARO”

La discussione generale sui “bimbi trans” in Italia è esplosa dopo le ispezioni del Ministero all’ospedale Careggi di Firenze, ma è in tutto il mondo che l’evoluzione sfrenata delle terapie ormonali, assieme agli interventi di trasformazione fisica dei giovani corpi, ha (finalmente) posto i riflettori su scenari alquanto controversi. In un lungo intervento su “Le Figaro” – tradotto dall’edizione del “Foglio” di lunedì (a cura di Giulio Meotti e Mauro Zanon) – è l’intellettuale e scrittore canadese, Mathieu Bock-Côté, a lanciare il grido di allarme sulla situazione dei bimbi “fluidi” e della generale ideologia-teoria del gender.



Ragazzini avviati al mondo delle drag queen e cultura ipersessualizzata, dalla Francia al Canada, fa rimbalzare la domanda nel sociologo conservatore: «Perché un bambino di 11 anni deve indossare seni finti e truccarsi in maniera oltraggiosa, imparando a lanciare sguardi seducenti a chi lo guarda? Che razza di diavoleria è questa?». Il motivo è essenzialmente politico, spiega ancora MBC citando il programma del centro culturale di Merignac, «I bambini devono sviluppare una riflessione sul genere, sui codici, sugli stereotipi e su come giocare con essi». Insomma, l’obiettivo è quello di decostruire le identità sessuali dei giovanissimi, convertendoli nella “teoria del gender” secondo cui «il maschile e il femminile sono puri costrutti sociali che devono essere decostruiti». Secondo il saggista canadese, il genere maschio e femmina non è altro che un magma originario a cui tutto far ricondurre, dove di fatto «ognuno può creare sé stesso, all’insegna della completa autodeterminazione».



L’IDEOLOGIA GENDER CONTRO LA FAMIGLIA: LO SCENARIO

È una ribellione contro la natura, contro il genere “assegnato alla nascita”, mentre la cultura woke pro-LGBTQ punta ad imporre che invece il sesso «è imposto arbitrariamente da un sistema politico e medico etero-patriarcale che costringe gli individui ad accettare la dualità sessuale dell’umanità, mentre esiste una varietà quasi infinita di generi, che lo stato dovrebbe riconoscere nella sua operazione di ingegneria sociale e di rieducazione psicologica della popolazione». Secondo Mathieu Bock-Côté parlare di “gender” significa affermare nient’altro che un’ideologia, in quanto ad oggi è largamente egemone in molte università dell’Occidente, «come sui social network e in molti dipartimenti governativi, che si sentono obbligati a sottomettersi o a convertirsi ad essa, pena l’accusa di intolleranza». L’intellettuale canadese denuncia il gender nel suo presunto intento di «riprogrammare antropologicamente una giovane generazione di bambini cavia, che dovrebbero incarnare la promessa dell’uomo nuovo».



Bimbi sotto “gender” come cavie offerte, anzi sacrificate, al dio del progresso, con modifiche radicali anche allo stesso linguaggio da utilizzare: non si parla più di operazione per il cambio di sesso, ma di «affermazione del genere». Insomma, una “rivoluzione della carne” che si nutre prima di tutto della «l’orwellianizzazione del linguaggio che l’accompagna», sentenzia Bock-Côté. L’autore riporta infine del caso del momento in Alberta, dove il Premier conservatore locale Danielle Smith (conservatrice) ha lanciato una dura opposizione alla teoria del gender: la riforma vuole proteggere i bimbi, vietando gli interventi chirurgici di riassegnazione del sesso per chi ha meno di 17 anni ma vietando anche gli inibitori della pubertà con terapie ormonali (a meno che la transizione ormonale non sia già iniziata). Per la prossima legge dell’Alberta, il cambio di genere e nome dei minori dovrà avvenire solo con il consenso dei genitori: inutile dire come il Premier canadese Justin Trudeau abbia subito tacciato l’Alberta di «discriminazione contro la comunità trans». Per questo Bock-Côté ha gioco facile nel considerare il suo assunto iniziale: «Stiamo entrando in un mondo in cui i genitori che si rifiutano di sostenere i figli nella loro transizione di genere saranno senza dubbio accusati di abuso genitoriale – un mondo in cui l’autorità dei genitori è sostituita dall’autorità di “esperti” sostenuti da uno stato terapeutico autoritario».