Il bimbo che è stato allontanato dalle lezioni perchè iperattivo, dovrà essere risarcito, o meglio, la sua famiglia dovrà esserlo. Lo scrive il quotidiano online Open, riferendosi al caso della scuola Corrado Mellone di Ladispoli, nella provincia di Roma, sottolineando come la decisione sia arrivata tramite il TAR del Lazio, il tribunale regionale amministrativo. I fatti risalgono all’anno scolastico 2023-2024, precisamente al periodo fra il 28 febbraio e il 21 marzo di quest’anno, quando il bimbo era stato allontanato dalla comunità scolastica, e i genitori avevano chiesto l’annullamento della sospensione.
Ora dovranno essere risarciti con duemila euro, così come deciso appunto dal tribunale. Già nelle scorse settimane il Tar aveva deciso la riammissione con urgenza, ma il dirigente scolastico, Riccardo Agresti, si era comunque opposto alla sentenza, giustificandosi dicendo di non aver aperto la posta elettronica della scuola. Soddisfatti ovviamente i genitori, che parlando con il quotidiano Il Messaggero, raccontano che la “sentenza ci dà ragione”, aggiungendo che i bambini non si dovrebbero toccare mai, soprattutto quelli che sono in difficoltà, come appunto il piccolo interessato da iperattività.
BIMBO ALLONTANATO PERCHÈ IPERATTIVO: LE PAROLE DEI GENITORI, DELL’AVVOCATO E DEL PRESIDE
Mamma e papà sottolineano come non siano interessati ai soldi, ma l’obiettivo è dimostrare che “i bambini non devono essere allontanati da scuola”, precisando di aver lottato tanto e di essersi rivolti a carabinieri e giudici che hanno riconosciuto l’errore della scuola. “Per noi è importante”, concludono. I giudici nella sentenza hanno accusato la scuola, parlando di un provvedimento disciplinare che non era finalizzato a sanzionare il minore ma a “perseguire un altro fine”.
Una decisione che è stata chiarita da Daniele Leppe, che assiste la famiglia del bimbo e che ha spiegato che il preside aveva puntato inizialmente sull’espulsione in quanto l’alunno non era stato educato dalla famiglia o per via del comportamento in classe, ma dai documenti in tribunale si è successivamente appreso che la sospensione fosse motivata dalla difficoltà di non avere delle sufficienti ore di sostegno. Infine la replica del dirigente che ha spiegato che rifarebbe tutto in quanto il bimbo, dopo che la vicenda è divenuta di dominio pubblico, “ha ottenuto 40 ore settimanali di copertura anziché 11, segno di una carenza sia dei servizi sociali in comune che del mondo appartenente alla scuola”. Il preside conclude dicendo di aver raggiunto lo scopo per cui si era battuto e che la “sentenza è interpretabile”.