Oggi ha 11 anni e ne aveva appena 4 quando è finito in stato vegetativo dopo aver mangiato un pezzo di formaggio contaminato. Il protagonista della drammatica vicenda è un bimbo che dal 2017, insieme alla sua famiglia, combatte con gli esiti della Seu, una malattia acuta rara il cui nome esteso è Sindrome emolitico-uremica che può avere un decorso grave, in alcuni casi fatale, e può portare conseguenze a lungo termine. Nell’85% dei casi è la più grave complicanza di un’infezione intestinale batterica, sostenuta da ceppi di Escherichia coli. 



Secondo l’accusa dei familiari, la pediatra chiamata da una dottoressa in Pronto soccorso per una consulenza urgente sul caso del piccolo si sarebbe rifiutata di visitarlo “perché troppo stanca” e avrebbe così ritardato una diagnosi che, se tempestiva, avrebbe quantomeno permesso di evitare l’aggravarsi di una condizione già difficile. Una vicenda per la quale sarebbe stata rinviata a giudizio con le accuse di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio. Da sette anni la nostra vita è un inferno – ha racconato il padre del bimbo al Corriere del Trentino, da quando nostro figlio è in stato vegetativo, ma continuiamo a combattere perché tragedie simili non devono ripetersi“. Il bimbo si sarebbe sentito male dopo aver consumato del formaggio prodotto con latte crudo e nel dicembre scorso l’ex presidente del caseificio e il casaro sono stati condannati per lesioni gravissime a una multa di soli 2.478 euro.



Bimbo in stato vegetativo per un pezzo di formaggio, le parole del padre

Il formaggio sarebbe risultato contaminato da escherichia coli e il bimbo avrebbe contratto la Seu. La corsa all’ospedale di Cles, poi al Santa Chiara di Trento, dove nel 2017 era arrivato in condizioni gravissime, non avrebbero scongiurato il drammatico epilogo. Secondo quanto ricostruito, infatti, la pediatra si sarebbe rifiutata di valutare il caso perché “troppo stanca” ed è stata rinviata a giudizio. “Una grande soddisfazione per me e mia moglie – ha commentato il padre -. È una battaglia civica: quella dottoressa dovrebbe cambiare lavoro, invece si trova ancora al suo posto in ospedale“.



Per la Procura, la condotta della pediatra avrebbe causato un ritardo nella diagnosi della malattia.Ma la colpa principale – ha aggiunto il papà del minore – rimane del caseificio: se mio figlio non avesse mangiato quel formaggio starebbe bene. Eppure era un prodotto consigliato proprio per la merenda dei bambini“. Dopo averlo mangiato, il bimbo si sarebbe sentito subito male e dopo il trasferimento a Trento, a causa dell’aggravarsi del quadro clinico, sarebbe accaduto il fatto denunciato dalla famiglia: “Al pronto soccorso pediatrico, la dottoressa che lo visitava ha chiesto un consulto alla pediatra, che però le ha risposto: non adesso, sono stanca è tutto il giorno che corro. L’abbiamo sentita noi“. Il bambino sarebbe stato poi sottoposto a un intervento per appendicite, ma il problema era un altro. “Se la pediatra l’avesse visitato – ha sottolineato il genitore –, almeno non l’avrebbero operato e magari non sarebbe peggiorato“. Poco dopo sarebbe entrato in coma e lo stato in cui si trova sarebbe irreversibile. I genitori lottano per avere giustizia: “È una battaglia che conduciamo per gli altri, per nostro figlio non c’è più niente da fare, è sempre più grave, l’ultimo ricovero è stato due settimane fa. La malattia non si ferma, ma vorremmo che fosse rispettato“.