Un tragedia sfiorata, o forse solo una brutta storia con il lieto fine: corriere.it ha ripercorso la vicenda del piccolo Mattia, scomparso di casa e poi ritrovato, sottolineando l’aspetto della piccola comunità di Vajont, paese in provincia di Pordenone che è stato creato nel 1971 per ospitare le persone sopravvissute alla tragedia del 1963, nella quale perirono 1917 persone. Una comunità che, nonostante le norme restrittive e le misure sanitarie in atto per il Coronavirus, è andata oltre e ha deciso di unirsi nelle ricerche del bambino, mantenendo sì le distanze di sicurezza ma avendo come primo obiettivo, anche a rischio eventuale di venire contagiati dal Covid-19, che il piccolo Mattia fosse ritrovato e portato a casa sano e salvo.



BIMBO SCOMPARE, IL PAESE SI MOBILITA

Mattia, 3 anni, è scomparso da casa mentre la mamma era impegnata a preparare la cena: appena si è resa conto che il figlio era uscito dal giardino ha lanciato l’allarme. Memore anche di quanto, come si racconta, era successo qualche mese fa: all’epoca Mattia si era allontanato da casa ed era stato ritrovato nel vicino campo sportivo. Proprio a seguito di quell’episodio i genitori avevano rafforzato i sistemi di chiusura del giardino e della casa, ma ancora una volta Mattia è riuscito a eludere la sorveglianza (se così possiamo dire, in attesa di ricostruire la vicenda) e ha preso a vagare da solo per il paese. Il timore era quello di una caduta del fiume Cellina, che scorre in zona; a quel punto si è visto davvero il cuore di un’intera comunità, che ha deciso di aiutare in massa per ritrovare il piccolo.



Qualcuno si è mosso a piedi, altri in bicicletta, altri ancora in moto o in auto; sul posto sono arrivati anche i Vigili del Fuoco e squadre del soccorso alpino e della Protezione Civile; la popolazione di Vajont si è mossa indossando mascherine per evitare il contagio da Coronavirus, sono state organizzate squadre di ricerca e, poiché il sole stava tramontando, sono state accese le luci dello stadio. Alla fine Mattia è stato trovato da due abitanti del paese: i presenti hanno fatto partire un applauso spontaneo per festeggiare l’evento, il piccolo non ha riportato alcun danno e, si riporta, una vicina ha urlato “bravo, ti vogliamo bene” riassumendo il sentimento generale. Dunque possiamo dire, tutto è bene quel che finisce bene.

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