Bimbo torturato e ucciso dal padre: chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per l’uomo. Secondo il pm di Milano, Giovanna Cavalleri, è stata una “escalation di violenze” quella compiuta da Aliza Hrusic, 26enne di origini croate, la notte del 22 maggio 2019 ai danni del figlio di poco più di due anni. “Quel colpo alla testa è l’ultimo atto di una notte di sevizie“, ha dichiarato in aula il pubblico ministero, così come testimonia il corpicino senza vita del bimbo analizzato dai medici. Corpo che avrebbe subito, per usare le parole del pubblico ministero, qualcosa di “incomprensibile all’animo umano“. Il piccolo presenta infatti “ecchimosi al volto, al tronco e agli arti inferiori, ci sono fratture diverse, ci sono morsicature tutte realizzate quella notte, bruciature da sigarette, ci sono 51 lesioni differenziate, 51 colpi uno separato dall’altro e poi quella frattura alla testa, incompatibile con una caduta, con cui si voleva cagionare la morte“.



BIMBO TORTURATO E UCCISO: CHIESTO ERGASTOLO PER IL PADRE

I capi di imputazione nei confronti del papà della vittima sono tre: omicidio aggravato, maltrattamenti e torture, anche per aver bruciato (circa 48 ore prima della morte) i piedi del figlio. Nella lunga requisitoria, come riportato da AdnKronos, il pm ha ricostruito un clima familiare in cui la moglie è “completamente assoggettata al marito e alla sua famiglia“; la donna non può telefonare perché è stata privata del cellulare, né può pensare di fuggire perché è reclusa in casa, così come è inutile urlare visto che nessun vicino sembra sentire le sue richieste di aiuto. La notte del 21 maggio, però, secondo quanto ricostruito dalla testimonianza della coppia, il padre porta il figlio in salone e quando la moglie si sveglia sente “un rumore di pugni come se picchia qualcosa, il bimbo era in salotto, era sporco. Lui gli dava dei pugni nella schiena, lo colpiva con dei calci, io dicevo picchia me e non il mio bambino. Non respirava più, gli ho fatto la respirazione ma niente“. Attualmente in cella, il 26enne croato ha cercato davanti ai giudici di negare le proprie responsabilità. Secondo il pm, però, “lui mente moltissimo, non può negare l’innegabile ma cerca giustificazioni dice l’ho picchiato piano, era lui delicato. Dove può aggiungere particolari lo fa in maniera mendace e cerca di coinvolgere la moglie, parte civile, alla quale non può essere imputato il concorso“.

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