Lorenzo Bini Smaghi, economista e banchiere di scuola Bankitalia, in un’intervista a La Repubblica, ha commentato gli annunci di Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis in merito alle decisioni della Commissione Ue sul futuro del Patto di Stabilità. Il nuovo documento prevede infatti il mantenimento dei due parametri fondamentali, il 3 per cento nel rapporto deficit/Pil e del 60 per cento in quello debito/Pil, che mettono fuori dai giochi l’Italia. Il Paese avrà modo di ridurre il debito con un percorso concordato della durata di sette anni.
“Detto in parole povere, si tratta di un commissariamento della politica di bilancio dei Paesi ad alto debito, in particolare dell’Italia. Non sarà un negoziato facile, a meno che i governi non accettino di cedere ulteriore sovranità fiscale”, ha affermato l’esperto. I timori di fronte alla novità sono tanti, soprattutto per l’autonomia degli Stati. “I percorsi dovranno essere coerenti con le traiettorie tecniche fornite dalla Commissione stessa: se il Paese non si adegua viene messo automaticamente in procedura per disavanzo eccessivo. I mercati potrebbero reagire negativamente”.
Bini Smaghi: “Patto di Stabilità? Nuove regole stringenti”. Il parere
Le critiche di Lorenzo Bini Smaghi sul nuovo Patto di Stabilità sono dunque aspre. “Non c’è trasparenza sui criteri che verranno usati dalla Commissione per indicare le “traiettorie”. Si sa che verrà effettuata un’analisi della sostenibilità del debito per decretare la plausibilità della riduzione. Ma questo strumento è molto complesso e poco trasparente: richiama al caso della Grecia del 2010-2012”, ha aggiunto l’economista e banchiere di scuola Bankitalia.
Il nuovo scenario, secondo l’esperto, potrebbe perfino arrivare a creare delle tensioni rilevanti tra l’Ue e i singoli Stati. “In queste condizioni, sarà difficile per un ministro dell’Economia preparare il Def, che non potrà essere modificato per quattro anni anche se cambia il contesto: ciò aumenta la rigidità del sistema. Si propone di passare da un sistema di regole flessibili a uno a discrezione stringente di Bruxelles: tutto dipenderà dalla capacità dei governi di interagire con la Commissione. Il pericolo è di alimentare il risentimento nei confronti delle istituzioni Ue”, ha concluso.