La nuova frontiera dell’intelligenza artificiale è rappresentata dai bio computer, dei veri e propri mini cervelli umani creati da colture neuronali e porzioni di tessuto, collegati a chip di silicio potranno simulare organi e saranno in grado di effettuare calcoli. Non è fantascienza ma già realtà in molti laboratori, ne parla anche un articolo del Sole 24 Ore, che ha messo in evidenza un ultimo studio del settore dell’intelligenza umanoide sintetica, portato avanti dagli scienziati del centro australiano Cortical Lab, nel quale sono stati sviluppati questi bio computer partendo da neuroni in coltura. Nei risultati è stato dimostrato che i mini cervelli sono stati in grado addirittura di giocare ad un videogame, Pong, famoso simulatore di ping pong degli anni ’70.



I neuroni coltivati attraverso i microchip sono forniti di algoritmi che garantiscono le facoltà di apprendimento, in questo modo riuscirebbero a diventare delle vere “piattaforme di intelligenza“.  Il prossimo passo, assicurano i ricercatori del laboratorio sarà quello di ricreare un mini cervello per riprodurre funzioni di computazione ma non solo. Questa tecnologia avanzata potrebbe essere in grado di aiutare anche la medicina studiando più a fondo le caratteristiche cerebrali, senza uso di sperimentazione animale, e quindi anche in maniera più precisa.



Bio computer: i mini cervelli svilupperanno una coscienza?

I bio computer del futuro saranno mini cervelli prodotti da colture neuronali, e potranno essere utilizzati oltre che per le capacità di apprendimento e funzioni di calcolo veloce, anche per studiare le varie patologie neurologiche. O per la sperimentazione di farmaci importanti per la cura di problemi cerebrali. A questo punto, è inevitabile che i computer biologici, non solo supereranno l’intelligenza artificiale, ma probabilmente potrebbero superare anche le stesse capacità umane. I problemi etici sono infatti già sorti, i vari esperti si sono impegnati a firmare la “Dichiarazione di Baltimora” per stabilire alcuni principi e linee guida nello sviluppo di questi sistemi. C’è comunque ancora ricerca da fare perchè anche gli ostacoli sarebbero molti. A partire dalla coltivazione di cellule neuronali, che attualmente è impossibile da riprodurre su larga scala.



Come afferma Thomas Harting, leader del team della Johns Hopkins University, inoltre dice “c’è la questione degli output, ossia di quello che bisogna andare a guardare quando si interagisce con i mini-cervelli e si cerca di capire che cosa stiano pensando”. Sul pensiero autonomo dei bio computer ancora restano molte questioni, anche se al momento si esclude una possibilità di sviluppo di una coscienza di questi mini cervelli, perchè creati solo per funzioni computazionali, in futuro non è da escludere che possano avere una consapevolezza.