Le aziende europee di biocarburanti hanno ribadito la richiesta alla Commissione europea di smorzare l’ondata di prodotti dalla Cina, sostenendo che i produttori di Pechino stanno esportando in modo fraudolento del biodiesel prodotto da materie prime soggette a restrizioni. Come evidenziato da Euractiv, il massiccio aumento delle esportazioni di biocarburanti dalla Cina ha fatto crollare i prezzi del biodiesel nell’UE, minacciando il futuro della produzione avanzata di biodiesel in Europa.



“Le condizioni di mercato per i produttori di biodiesel avanzato e da rifiuti dell’UE e in effetti per l’industria del biodiesel in generale continuano ad essere estremamente negative con impianti chiusi e redditività inesistente”, ha affermato Angel Alvarez Alberdi, segretario generale dell’European Waste-based & Advanced Biofuels Associazione (EWABA).



Biocarburanti, industria europea chiede stop al mercato cinese

Rispetto agli stessi mesi del 2022, gennaio e febbraio 2023 hanno registrato un aumento delle importazioni cinesi di biodiesel dell’80%, a 300.000 tonnellate, secondo un’analisi di S&P Global Commodity Insights. L’Unione europea ha incentivato l’utilizzo di biocarburanti avanzati nel tentativo di ridurre la quantità di combustibili fossili nel sistema di trasporto. Secondo le norme Ue, affinché un biocarburante sia considerato “avanzato”, deve essere prodotto a partire da residui, compresi gli avanzi della silvicoltura come segatura o foglie, o materiali di scarto, tra cui olio da cucina usato e alcuni grassi animali, come indicato nella direttiva sulle energie rinnovabili. “Le importazioni di rifiuti e biodiesel avanzato dalla Cina sono aumentate drasticamente dal 2019 e in meno di tre anni la Cina è diventata il più grande esportatore di biodiesel verso l’UE”, l’analisi di André Paula Santos, responsabile della politica dell’UE per il Comitato europeo per il biodiesel (EBB): “Attualmente, sta compromettendo la fattibilità economica di molti impianti di produzione nell’UE. Ultimamente anche il valore dell’olio di colza e di colza è diminuito di oltre il 50%”. Secondo quanto riferito dall’industria e dai revisori Ue, il Paese asiatico utilizzerebbe olio di palma come materiale di scarto, ma in realtà non rientra tra le materie prime utilizzabili secondo i regolamenti europei.

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