All’indomani dell’annuncio della Commissione Ue sui dazi anti-dumping sull’import di biodiesel cinese si riscontrano reazioni soddisfatte, a partire da quella di Transport & Environment, che è un’organizzazione ambientalista indipendente, secondo cui la decisione di Bruxelles va nella giusta direzione, visto che così si limitano le importazioni di biodesel di dubbia provenienza. Il manager per i carburanti sostenibili di Transport & Environment, Carlo Tritto, ha fatto sapere che queste restrizioni «sono un passo nella giusta direzione», pur segnalando che i dazi anti-dumping non bastano da soli a contrastare le frodi.
Tritto suggerisce all’Unione europea di non incentivare l’importazione di oli di scarto e non verificabili, passando da un sistema di controllo volontario e gestito dall’industria a regole più rigorose. Quindi, bisogna fare di più per fermare le frodi legate all’olio di palma. (agg. di Silvana Palazzo)
Da agosto scatteranno i dazi sull’import di biodiesel cinese
Nella giornata di ieri – riferiscono diversi media, tra cui Ansa che cita un portavoce del nuovo esecutivo von der Leyen – la Commissione UE ha dato il via libera definitivo all’imposizione di dazi sul biodiesel cinese: una mossa pensata per proteggere il mercato europeo da prodotti di scarsa qualità, venduti a prezzi artificialmente contraffatti (secondo una denuncia dallo European biodiesel board); ma che segue anche a stretto giro la misura simile approvata da 12 paesi UE per le auto elettriche importate dalla Cina. A conti fatti – però – i nuovi dazi sul biodiesel cinese causeranno anche un generale aumento dei prezzi su di un prodotto che (almeno sulla carta) dovrebbe contribuire alla decarbonizzazione del trasporto europeo; peraltro ignorando nell’equazione il cosiddetto carburante sostenibile per l’aviazione, anche questo venduto dalla Cina a prezzi stracciati.
Tornando alla questione principale di questo articolo: la misura introdotta dalla Commissione mira a combattere il cosiddetto ‘dumping’ dei prezzi, ovvero la manomissione artificiale del prezzo reale del prodotto fine ad aumentarne (talvolta, come nel caso europeo, esponenzialmente) le vendite. Secondo una stima fatta dall’organizzazione Transport & Environmen – infatti -, il biodiesel cinese avrebbe causo uno choc dei prezzi sul mercato europeo, portando il costo a tonnellata a soli 1.100 euro rispetto ai 2.250 medi di vendita delle imprese che producono e lavorano in UE.
I dazi UE sull’import del biodiesel cinese: prezzi in aumento tra il 12,8 e il 36,4%
Non solo, perché l’esposto dell’EBB oltre al dumping, dietro al mercato cinese del biodiesel ci sarebbero anche una serie di pratiche scorrette che avrebbero causato “effetti devastanti” sui produttori europei: in un comunicato si cita – per esempio – “Chevron Renewable Energy Group” costretta a mettere “in congedo forzato i lavoratori tedeschi”, ma anche la Shell che “ha sospeso la costruzione di un impianto (..) nei Paesi Bassi”; ma anche la BP che “sta sospendendo un progetto [tedesco] di biocarburante e Argent Energy [che] ha persino chiuso una bioraffineria”.
Partendo da questa denuncia – dopo diversi mesi di dibattimento – la Commissione ha dato infine ragione allo European board e ha dato il via libera definitivo ai dazi sulle importazioni: a partire da agosto aziende cinesi come la EcoCeres, la Jiaao e la Zhuoyue (ma l’elenco è molto più lungo e include tutti i grandi e piccoli produttori della Cina) dovranno pagare tra il 12,8 e il 36,4% per importare il loro biodiesel. Una mossa sicuramente positiva perché riporterà i prezzi alla giusta asticella imposta dei produttori europei ma che – al contempo, come anticipavamo già prima – causerà anche un generale aumento dei prezzi a danno dei consumatori; specialmente tra chi ha deciso di seguire al dettaglio tutti i vincoli del Green Deal.
Oltre ai dazi, secondo T&E servono anche misure contro l’import di olio di palma spacciato per prodotto di qualità
Ai nuovi dazi sul biodiesel cinese – prevedibilmente – hanno espresso la loro gratitudine nei confronti dell’UE sia la T&E che l’EBB, con quest’ultimo che parla di “misure che inizieranno a riequilibrare la bilancia” contro tutte le “scappatoie che altrimenti comprometterebbero” il lavoro delle aziende europee; mentre il primo parla di “un passo nella giusta direzione”. Ma la felicità degli attivisti di T&E sui dazi ai biodiesel cinese si accompagna anche ad una nuova denuncia sull’ingresso “sul mercato europeo di olio di palma (tecnicamente illegale, ndr.) etichettato in modo fraudolento“.
“Senza una revisione completa del processo di certificazione – spiegano in un comunicato – l’UE continuerà a fare il gioco della talpa, poiché i truffatori di altri paesi colmeranno semplicemente il divario”. Il riferimento è – appunto – alla vendita di biodiesel cinese spacciato come un prodotto di ‘alta’ qualità, ma ottenuto in realtà a partire dall’olio di palma esausto: questo è sicuramente più economico, ma anche fortemente legato ai problemi forestali di buona parte dell’Occidente mondiale che per ottenerlo distrugge interi palmeti.