Una chiamata all’azione aperta a tutti: con il motto “Be part of the plan – Diventa parte del Piano” si celebra oggi la Giornata Mondiale per la Biodiversità, una ricorrenza istituita nel 2000 dalle Nazioni Unite per ricordare la Convenzione sulla Diversità Biologica, adottata a Rio De Janeiro nel 1992.



Il tema di quest’anno è un invito ad agire rivolto a tutte le parti interessate per arrestare e invertire la perdita di biodiversità, sostenendo l’attuazione del Quadro globale per la biodiversità Kunming-Montreal – noto anche come Piano per la Biodiversità, approvato nel 2023 dalle Nazioni Unite alla COP15 (Convenzione per la Biodiversità Biologica) a cui la Fondazione Lombardia per l’Ambiente ha preso parte.



In particolare, il Piano – costituito da 4 goal e 23 target – mira a proteggere il 30% dei territori terrestri, oceani e aree costiere da qui al 2030, con un occhio di riguardo anche alla riduzione dello spreco alimentare. Il Piano per la biodiversità offre inoltre opportunità di cooperazione e partnership tra diversi attori, tanto a livello globale quanto locale, entrambe declinazioni chiave per l’attività di Fondazione Lombardia per l’Ambiente.

Per quest’occasione ci siamo chiesti qual è lo stato dell’arte della biodiversità in Italia.

La situazione nazionale

Come Stato Membro dell’Unione europea anche l’Italia e, a cascata, le Regioni sono una parte del Piano per l’attuazione del Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal.



Dall’ultimo reporting ufficiale delle Direttive Natura relativo al periodo 2013-2018, nonostante gli sforzi messi in campo a tutela della biodiversità, non emergono miglioramenti rispetto al periodo precedente. I risultati a livello nazionale sono comunque in linea con quelli emersi globalmente a scala europea, con il 63% delle specie, l’81% degli habitat e il 39% degli uccelli in stato di conservazione sfavorevole.

In Italia, tutte le Regioni partecipano alla stesura di questi report raccogliendo e inviando i propri dati al Ministero competente (attualmente al MASE). La struttura operativa per la Regione Lombardia è l’Osservatorio Regionale per la Biodiversità (ORBL) che, in un certo senso, è la manifestazione regionale degli impegni presi proprio nell’ambito della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) del 1992.

La Fondazione, con la sua esperienza ultradecennale nello studio e nella conservazione della biodiversità fa parte dell’Osservatorio Regionale insieme ad Arpa Lombardia, Centro Flora Autoctona (CFA), CNCB Bosco Fontana, ERSAF e Parco del Monte Barro ed è il soggetto referente per gli aspetti faunistici.

Tra le attività che svolgiamo per conto dell’Osservatorio, oltre a quella di supporto al reporting periodico sulle Direttive Natura, ci sono progetti di studio e ricerca su alcune specie o gruppi di specie che meritano un’attenzione speciale perché particolarmente interessanti da un punto di vista conservazionistico oppure perché sottoposte a forti pressioni che ne mettono a repentaglio la presenza sul nostro territorio: coleotteri, libellule, farfalle, pesci, anfibi e uccelli sono infatti ottimi indicatori e attente sentinelle dei cambiamenti ambientali in atto.

Diventare parte del piano

Oltre che dal fondamentale lavoro di esperti e ricercatori, una grande mano per la raccolta dei dati di presenza (o assenza) di alcune specie arriva anche dal coinvolgimento di singoli cittadini in attività comunemente conosciute con il nome di Citizen science.

Attualmente il Data Base dell’Osservatorio conta più di 500.000 dati, frutto del contributo di professionisti, associazioni e cittadini che, insieme, concorrono a irrobustire la base di dati scientifici necessaria ai responsabili politici per guidare le loro decisioni in campo ambientale.

Il caso della lampreda padana in Lombardia

Un esempio di specie di interesse conservazionistico è la lampreda padana, un vertebrato acquatico endemico del distretto padano-veneto che trascorre tutta la sua vita in acque dolci e che in Italia ha uno stato di conservazione inadeguato.

La sua presenza in Lombardia è diminuita nel corso del tempo fino a essere fonte di preoccupazione. Al fine di comprendere il reale stato di conservazione della specie, abbiamo condotto dei monitoraggi mirati, anche nell’ambito della redazione della nuova Carta Ittica Regionale, del progetto LIFE IP Gestire 2020 e dell’Osservatorio Regionale per la Biodiversità.

I dati, archiviati nel database dell’ORBL, hanno consentito di definire con maggior dettaglio i siti in cui la specie è effettivamente presente in Lombardia individuando zone di colonizzazione delle popolazioni note più ampie rispetto al passato: tale dato può essere attribuito in parte a un miglioramento della qualità di alcuni habitat dovuto anche ai provvedimenti per l’applicazione della Direttiva Quadro adottati a livello regionale.

NatConnect 2030, un approccio integrato

Fondamentali nel preservare la biodiversità e proteggere i territori sono anche i progetti europei che uniscono diversi attori istituzionali e non. Un esempio in questo senso è incarnato dal progetto NatConnect 2030 che ha come obiettivo il consolidamento di un sistema di gestione integrato della rete Natura 2000 nel bacino del Po per garantire il raggiungimento degli obiettivi di conservazione delle Direttive Habitat e Uccelli.

Guidato da Regione Lombardia, è sostenuto da un budget di 46 milioni in 9 anni e copre un territorio di oltre 100.000 km quadrati, coinvolgendo partner e regioni del Nord Italia.

Il nostro impegno per concorrere ad arrestare e invertire la perdita di biodiversità si traduce nelle numerose attività di studio e ricerca scientifica che conduciamo insieme a una pluralità di soggetti e invitiamo tutti a riflettere sull’importanza del contributo del singolo a far sì che la nostra sia “la prima generazione capace di lasciare i sistemi naturali e la biodiversità dell’Italia in uno stato migliore di quello che abbiamo ereditato” (Comitato per il Capitale Naturale, 2021).

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