La pasta 100% avena che arricchisce la già lunga lista di prodotti gluten free. E il fico d’India che, in virtù delle sue proprietà benefiche e nutritive – è ricco di antiossidanti, snellenti, prebiotiche, ipoglicemizzanti e antimicrobiche – diventa protagonista di bevande, succhi e confetture. Sono alcune delle novità più curiose presentate durante l’edizione 2023 di Sana, il 35° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, andato in scena al Quartiere Fieristico di Bologna dal 7 al 10 settembre scorsi.



Come da tradizione, l’appuntamento ha infatti rappresentato l’occasione per far scoprire agli addetti e non solo le innovazioni – ne sono state illustrate ben oltre 500 – messe a punto in un settore che, in Italia, continua a regalare performance di crescita. Lo confermano i dati aggiornati dell’Osservatorio Sana, promosso da BolognaFiere con il patrocinio di FederBio e AssoBio, che certificano innanzitutto come il nostro Paese, con oltre 2,3 milioni di ettari e la più alta percentuale di superfici bio sul totale (19% contro una media europea ferma al 12%), sia ormai vicino al target del 25% di superfici investite a bio, previsto dalla Strategia Farm to Fork della Unione europea per il 2030.



Un risultato brillante, dunque, che si accompagna anche a un altro incoraggiante indicatore: secondo lo studio, infatti, nel 2022 le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno superato i 5 miliardi di euro arrivando così a rappresentare il 4% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. A trainare questa crescita – rileva sempre l’Osservatorio – anche quest’anno sono stati i consumi fuori casa che sfiorano la soglia di 1,3 miliardi di euro, segnando un’accelerazione del +18% rispetto al 2022 legata tuttavia al balzo in avanti dei prezzi più che all’aumentare delle occasioni di consumo. Fondamentale nella spinta al mercato è però stata anche la ripresa dei consumi domestici che, dopo la leggera flessione dello scorso anno (-0,8% a valore rispetto al 2021), registrano una variazione positiva del +7%. Ma anche in questo caso, la progressione è da collegare soprattutto alla spinta inflazionistica dell’ultimo anno, confermata dal calo dei volumi nella Grande Distribuzione, dove le confezioni di prodotti bio vendute rispetto allo stesso periodo del 2022 hanno fatto segnare una flessione del 3%. E dove, al contempo, si registra anche un’accelerazione a valore del +8% rispetto al 2022, che spinge il giro d’affari complessivo a 2,4 miliardi di euro.



Le notizie positive per il bio agroalimentare tricolore tuttavia non si fermano qui. Numeri in crescita arrivano anche dalle esportazioni che nel 2023 raggiungono i 3,6 miliardi di euro, segnando nell’anno terminante a luglio un aumento del +8% rispetto a quello precedente. Aumento che rallenta il ritmo rispetto al recente passato, ma che – sottolinea ancora l’Osservatorio -, si pone comunque in linea con l’andamento dell’export agroalimentare complessivo, segno del riconoscimento che il bio Made in Italy ottiene sui mercati internazionali, rafforzato dall’evoluzione di lungo periodo (+189% rispetto al 2013) e dal crescente ruolo di questa categoria sul paniere dei prodotti Made in Italy esportati. Basti dire che nel 2023 il peso del settore ha raggiunto il 6% a fronte del 4% registrato dieci anni fa.

Il bilancio del bio italiano è dunque positivo. Anche se qualche elemento di preoccupazione sul futuro non manca. “L’interesse del consumatore per il biologico è confermato, ma l’attuale contesto economico, i consumi in forte revisione per lo scenario inflattivo e gli stili di vita e alimentari in continuo mutamento – afferma Silvia Zucconi, Chief Operating Officer Nomisma – rappresentano fattori di condizionamento del mercato, dove la crescita a valore è confermata, ma a fronte di un rallentamento dei volumi venduti. Fondamentale dunque promuovere efficaci azioni di informazione verso i consumatori con l’obiettivo di rafforzare conoscenze e consapevolezza sui valori del biologico e sulle garanzie sottostanti la certificazione. In questa logica sono determinanti tanto le opportunità legate alle iniziative del Piano di azione nazionale per l’agricoltura biologica a partire soprattutto dalla scuola quanto il coinvolgimento delle nuove generazioni che rappresentano oggi più che mai i pilastri per porre le basi di una corretta educazione alimentare. Come pure è fondamentale sgombrare il campo da elementi che possono generare disorientamento in relazione al profilo della sostenibilità ambientale di un prodotto: il 40% dei consumatori è infatti confuso dalla presenza di green claim. Piuttosto, occorre favorire attività informative sul punto di vendita che per il 92% dei consumatori rappresentano un elemento molto efficace per comprendere le caratteristiche di sostenibilità ambientale del prodotto biologico”.

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