Le case farmaceutiche mettono pressione alle autorità sanitarie internazionali affinché diano rapidamente il via libera ai nuovi vaccini anti Covid realizzati per combattere le nuove varianti. Ad esempio, Ugur Sahin, fondatore e amministratore delegato di BioNTech, azienda tedesca che produce il vaccino Pfizer contro il coronavirus, ha sottolineato che “il tempo stringe” per l’approvazione. Per Sahin dovrebbero decidere subito, entro la fine del mese, senza prima richiedere dati clinici.



Lo ha affermato il capo della BioNTech in un’intervista al Financial Times, spiegando che una sottovariante della versione Omicron del Covid in grado di evadere le protezioni offerte dai vaccini sviluppati finora potrebbe emergere nei prossimi mesi, mentre ci si prepara ad una campagna autunnale di inoculazioni. Per l’ad di BioNTech il dibattito sull’autorizzazione del nuovo vaccino sta diventando “più urgente”. Questo perché anche con tecnologie rapide come quelle usate da BioNTech e Moderna servirebbero tre mesi dalla creazione del vaccino alla produzione di massa.



“NON PERDERE TEMPO CON FASE SPERIMENTALE”

Quindi, spiega Ugur Sahin, se le autorità sanitarie internazionali richiedessero nuovi studi clinici per il vaccino anti Covid aggiornato, allora potrebbero passare altri quattro mesi. Questo il motivo per il quale lo scienziato ritiene “utile” non perdere tempo con la fase sperimentale, visto che i cambiamenti necessari sarebbero minimi. C’è solo la modifica di alcuni aminoacidi nella proteina che combatte il Covid. Tra l’altro, si sta facendo ricorso anche all’intelligenza artificiale per provare a prevedere le mutazioni prima che si verifichino.



L’appello dell’ad di BioNTech arriva mentre la Us Food and Drug Administration discute con le aziende farmaceutiche della produzione di vaccini contro le varianti Ba.4 e Ba.5 che stanno causando l’aumento di ricoveri in molti paesi europei. Tra la fine di giugno e i primi giorni di luglio ci sarà una riunione delle autorità americane e internazionali proprio per affrontare la questione. “Questa discussione globale è estremamente importante”, conferma al Financial Times Marco Cavaleri, capo dipartimento vaccini Ema.