Qualche giorno fa il prezzo dei Bitcoin ha toccato i massimi di sempre, oltre 19.000 dollari, prima di scendere a 16.000. La salita spettacolare degli ultimi anni e in particolare degli ultimi mesi è stata possibile per diversi fattori. Uno di questi non ha nulla a che fare con complicate conoscenze tecniche o informatiche, ma riflette un fenomeno banale che tutti sono in grado di comprendere. Dalla crisi finanziaria del 2008 si è assistito a una progressiva compressione dei tassi di interesse e alla sostanziale scomparsa dell’inflazione; negli ultimi mesi, complice lo scoppio della pandemia da Covid, il fenomeno si è intensificato con una quota crescente di attività finanziarie a rendimento negativo e uno scenario di sostanziale deflazione.
In questo contesto tenere i soldi sul conto corrente o sotto il materasso è una scelta di investimento che non presenta più le controindicazioni che c’erano appena dieci anni fa. La liquidità sul conto corrente o le banconote sotto il materasso hanno due costi: il primo è la perdita di valore per l’inflazione che fa diminuire il potere di acquisto; il secondo è il mancato guadagno rispetto all’acquisto anche solo di un’obbligazione statale. In sostanza tenere fermi i soldi sul conto corrente prima del 2008 non aveva senso. Invece, la compressione dei tassi l’ha reso una scelta tutto sommato innocua.
Negli stessi anni si è assistito a un’esplosione dei debiti pubblici che oggi sono previsti in ulteriore ascesa a causa della crisi indotta dai lockdown. Cosa c’entra tutto questo con i Bitcoin? I Bitcoin non producono interessi esattamente come i soldi depositati sul conto corrente ed esattamente come le banconote nascoste nei cassetti, ma hanno un vantaggio rispetto a entrambe le soluzioni. Il vantaggio rispetto a quelli tenuti nei cassetti è quello di non rischiare furti, né spiacevoli incidenti domestici. Il vantaggio rispetto a quelli tenuti sui conti correnti è che consentono di non preoccuparsi né di possibili fallimenti bancari, che negli ultimi cinque anni hanno fatto capolino anche in Italia, né dai controlli interessati degli Stati e delle loro Agenzie delle entrate.
Ed è questo ultimo punto la carta vincente. Mentre si discute di cancellazioni del debito si sentono, sempre più spesso, ipotesi di patrimoniali o di taglio alle pensioni in uno scenario in cui la crisi sta avendo effetti asimmetrici sulle categorie sociali. Nel frattempo i debiti pubblici aumentano, i bonus si moltiplicano e così via. Lasciare i soldi sul conto, per un risparmiatore “normale”, è un rischio perché prima o poi qualcuno dovrà pagare il conto e i debiti statali salgono inesorabilmente da dieci anni.
I tassi negativi e i debiti in esplosione possono coesistere con i Bitcoin liberamente accessibili da chiunque? C’è di che essere scettici perché gli Stati non se lo possono permettere. Per questo si discute di “euro digitale“; in questo scenario le valute tradizionali non possono avere concorrenti. Tutto, in sostanza, lascia pensare che il “far west” degli ultimi anni stia per finire. L’unico Bitcoin buono è quello “ufficiale”.