Il riassetto del Fondo di garanzia per le Pmi è cominciato: dal 1° gennaio è quasi del tutto operativa la riforma inserita nel decreto anticipi e valida un anno. Infatti, è sospesa solo la parte relativa alle imprese che hanno i requisiti di small mid cap. A portarla avanti è stato Massimo Bitonci, che ha lavorato con le associazioni di categoria, da artigiani e commercianti agli industriali, per dare certezze dopo la fine del regime straordinario consentito dal Temporary framework europeo sugli aiuti di Stato. Le novità sono il miglior compromesso possibile per il sottosegretario del ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit). A proposito dell’esclusione delle imprese che erano nella quinta fascia di rischio, quelle che avrebbero più bisogno di una copertura statale per accedere al credito bancario, l’esponente della Lega precisa, come riportato dal Sole 24 Ore, che «si tratta di qualche migliaio di aziende», comunque «potranno ricorrere ai Confidi con le operazioni a importo ridotto».



I Confidi, secondo il sottosegretario, «recuperano uno spazio di manovra importante dopo che erano stati penalizzati con il Temporary framework che di fatto rendeva il loro apporto meno attrattivo». L’obiettivo del ministero, aggiunge Bitonci, è «valorizzane il ruolo: dalle loro associazioni ho ricevuto un interessante proposta di più ampia riforma del settore, che da questo mese sarà oggetto di un tavolo al ministero». In merito alla rimodulazione delle coperture, Bitonci cita una richiesta del ministero dell’Economia di contrarre le fasce a minor rischio, quindi «aver strappato un 55% mi sembra un buon risultato». Bisogna tener presente però che per le operazioni per investimenti, la copertura resta dell’80%.



“BANCHE TENGANO CONTO DELL’AIUTO DELE GARANZIE STATALI”

Massimo Bitonci confida che il riassetto, valido per ora solo per un anno, insieme alla prospettata riduzione dei tassi di interesse, che hanno frenato le richieste delle imprese e causato una contrazione del credito del 5%, possa servire a invertire il trend dei finanziamenti. Ma il sottosegretario leghista aggiunge che «ora molto spetta anche agli istituti di credito da cui mi attendo che, dopo gli utili assicurati sfruttando il differenziale tra tassi attivi e passivi, arrivino condizioni che tengano debitamente conto dell’aiuto fornito all’intero sistema dalle garanzie statali». Lo stesso Bitonci al Sole 24 Ore riconosciuti che ci sono ancora alcune cose da sistemare. Il riferimento è all’autorizzazione europea per l’accesso delle small mid cap al Fondo, ma si sta anche ragionando per ridurre i rischi di default delle imprese garantite, tema che preoccupa il ministero dell’Economia.



«Su questo punto stiamo valutando un intervento per allungare i tempi dell’eventuale escussione della garanzia. Vedremo se sarà possibile intervenire con modifiche regolamentari». Un’altra novità voluta da Bitonci è l’ingresso degli enti del Terzo settore, operativo da subito, ma solo per gli iscritti a Runts e Rea. «Per gli altri, compresi gli enti religiosi, servirà l’attivazione di una sezione speciale del Fondo, su cui siamo comunque già al lavoro con il ministero del Lavoro e l’iter è in fase avanzata». Bitonci, infine, chiede uno sforzo maggiore agli strumenti delle Regioni. «Con le novità che abbiamo approvato anche il loro ruolo, come quello dei Confidi, potrà crescere, utilizzando il rischio tripartito. Per questo ci aspettiamo che aumentino le sezioni speciali del Fondo create dalle Regioni», conclude il sottosegretario leghista.