Quando i Black Crowes fecero la loro apparizione sulla scena, era il tipico momento di transizione tra un’epoca musicale e un’altra. Non solo perché il disco di esordio, Shake your money maker, uscì proprio all’inizio di un nuovo decennio, il 1990, ma perché terminava una stagione, quella degli 80, dominata dall’heavy metal, gruppi come i Metallica o gli Iron Maiden, e la loro versione più commerciale, definita “hair rock” per via delle impossibili acconciature, band come i Bon Jovi o i Cinderella. A Seattle, ancora sconosciuta al grande pubblico, era già iniziata una nuova scena musicale, il grunge, che solo un anno dopo sarebbe esplosa con il successo commerciale di Nevermind dei Nirvana.
Ma i Black Crowes avevano un tratto distintivo che li avrebbe resi immediatamente riconoscibili e diversi da tutti: erano figli del Sud, originari della Georgia, e come tutti i figli del Sud portavano nel sangue la musica della loro terra e quella dei gruppi di là, da band contemporanee come i Rem, al pop psichedelico degli anni 60 ma soprattutto il southern rock di Allman Brothers Band e Lynyrd Skynyrd. E come la ABB, la forza guida era composta da due fratelli, il cantante Chris e il chitarrista Rick Robinson.
Gli inizi risalgono a metà degli anni 80 con il nome di Mr. Crowe’s Garden (ispirato al libro per l’infanzia Johnny Crown’s Garden), sotto forma di quartetto, che viene notato durante alcune esibizioni newyorchesi a fine decennio, tra cui quelle nella mecca del punk, il CBGB, da George Drakoulias che li mette sotto contratto per la Def American, la nuova etichetta di Rick Rubin che dopo un passato nell’hip hop stava ora dedicandosi al rock emergente. Proprio i Black Crowes, con un nuovo nome e formazione a cinque, sarebbero stati il primo successo commerciale della nuova etichetta (tanto che dopo aver venduto un milione di copie, il “furbo” Rubin aggiunse il suo nome accanto a quello di Drakoulias nel ruolo di produttore).
Ma è Drakoulias a dare al gruppo l’indirizzo musicale che mancava loro, introducendoli al rock anni 70 di gruppi come i Faces, gli Stones, gli Humble Pie.
Pubblicato il 13 febbraio 1990, vede in formazione ancora il secondo chitarrista Jeff Cease, che verrà allontanato subito dopo per lasciar spazio al più talentuoso Marc Ford. La ripresa del classico di Otis Reading, uno dei momenti top anche nei concerti dei Grateful Dead dei primi anni 70, è il loro biglietto da visita e il brano che apre alle vendite milionarie del disco. Hard to handle è caratterizzata dal cantato schizoide e lancinante di Chris Robison e dal riff irresistibile del fratello. Di colpo, nel mondo del rock, lontano dal pessimismo nichilista di Seattle e dalla pesantezza monolitica dell’hard rock, torna la voglia di ballare, di esaltarsi, di sentire il groove scorrere nell’anima procurarando buone vibrazioni. Dalla cocaina dei metalli e dall’eroina di Seattle, nelle sale da concerto torna a spandersi l’odore della marijuana. Ma il disco contiene altri singoli irresistibili: Talks to angels, Twice as hard, Jealous again.
La stampa li paragona ai giovani Rolling Stones, dicendo che “non saranno mai degli autentici bluesmen, ma la loro energia è forte abbastanza per mandare alle ortiche qualunque etichetta”. Ed è vero: dal vivo sono una forza inarrestabile. Benché inizialmente vengano promossi in un ambito musicale non loro, per ragioni di marketing, partecipando a un tour europeo, Monsters of rock, con gruppi quali Metallica, AC/DC, Motley Crue e Queensryche, le 5 milioni di copie vendute del disco ne fanno presto un gruppo indipendente da qualunque scena.
Shake your money maker sarebbe stato un disco che avrebbe riportato in vita l’energia primitiva del rock’n’roll: in un’era caratterizzata da band pop-metal sopra le righe, i Black Crowes spiccavano per la loro reinterpretazione roots e sudista dei Faces.
Forti di questo grande successo e vivendo una autentica esplosione creativa, avrebbero fatto seguire a Shake your money maker un disco ancor più bello, il loro capolavoro, The southern harmony and musical companion, prendendo la strada, soprattutto dal vivo, di un autentico revival anni 60 e 70, riportando in auge le jam band, con nel repertorio brani che spaziavano da Bob Dylan a The Band, dai Byrds ai Little Feat. Ma questa è un’altra storia.
Shake Your Money Maker”, l’album di debutto dei Black Crowes, sarà ripubblicato in diversi formati il 26 febbraio 2021 da Universal Music / American Recordings. I fratelli Chris e Rich Robinson, membri fondatori della band, hanno supervisionato la nuova edizione ampliata insieme al produttore originale George Drakoulias. Dei vari formati, le versioni più interessanti sono le due Super DeLuxe, 4LP e 3CD, che includono l’album originale rimasterizzato, tre registrazioni in studio inedite (tra cui 30 Days in the Hole degli Humble Pie e Jealous Guy di John Lennon), due demo della prima incarnazione della band quando ancora si chiamava Mr. Crowe’s Garden, varie B-side ed uno spettacolare concerto inedito di 14 canzoni registrato ad Atlanta, loro città natale, nel dicembre 1990; i due cofanetti contengono anche le riproduzioni del volantino, della setlist e del pass di uno dei primi concerti dei Mr. Crowe’s Garden, un patch dei Crowes ed un libro di 20 pagine con note bio-discografiche del giornalista David Fricke. Sarà disponibile anche un doppio cd contenente il disco originale e quello di demo e inediti.