BLACK FRIDAY 2020. La riflessione che propongo è: qual è il senso del Black Friday nell’epoca della crisi pandemica e dell’emergente etica frugale? Nonostante si possa ormai annoverare tra le nuove tradizioni  globali e se ne parli ovunque, non tutti conoscono le origini di questa festa del consumismo, cosicché un rapido inquadramento storico può essere utile.

Il Black Friday indica il giorno successivo al Thanksgiving Day, vale a dire il Giorno del Ringraziamento per il raccolto dell’anno,  che negli Stati Uniti si festeggia tradizionalmente a cena con il tacchino, le patate, il mais e altri cibi nativi americani. La data del Thanksgiving Day cade sempre il quarto giovedì di novembre e sin dagli anni ’50 segna l’inizio del periodo dello shopping natalizio.  Di conseguenza il Black Friday coincide sempre con il quarto venerdì di novembre ed è il primo giorno dello shopping natalizio. Questa, che potremmo definire “la nuova tradizione del consumo compulsivo”, è ormai una festività, che si aggiunge al giovedì del Thanksgiving Day e al weekend successivo, rendendo questi quattro giorni una sorta di  “piccolo natale pagano” molto sentito.

Con il tempo è diventato il giorno in cui il commercio americano, prima, e globale, poi, si sfida fin dalla mezzanotte per sottrarre clienti alla concorrenza, a suon di sconti e promozioni formidabili sui prezzi praticati abitualmente. Da venti anni è anche il giorno di shopping più affollato dell’anno, caratterizzato da acquisti isterici, scarsità di scorte e rotture di stock.

Il nome Black Friday sembra sia dovuto al fatto che molti commercianti, dopo un anno altalenante e con i bilanci “in rosso”, riuscivano a essere “in nero”, cioè con bilanci in positivo, grazie al boom di vendite del giorno. Quindi, il Black Friday è espressione matura e piena del boom economico e dei consumi degli anni’60.

Fin qua la storia. Ma questo è il 2020, annus horribilissimus. La pandemia ha portato alla chiusura, di una buona parte dei negozi italiani ed europei e per molti di questi non sarà una chiusura temporanea. Il Venerdì Nero è stato rinviato di una settimana dal Governo francese, d’accordo con le organizzazioni che rappresentano i supermercati, le grandi catene di distribuzione e le piattaforme di e-commerce, tra cui anche Amazon. Ciò per consentire la partecipazione dei negozi attualmente chiusi a causa del blocco nazionale da Covid. In Italia la data è stata confermata, così che gli shopping addicted, cioè coloro che non sanno rinunciare agli acquisti, saranno indirizzati verso l’e-commerce, con una conseguente ulteriore sottrazione di risorse ai negozi fisici e un nuovo formidabile trasferimento di ricchezza dalla moltitudine dei piccoli commercianti verso le mani di pochi grandi player del commercio online.

Tra gli effetti della lunga situazione di crisi economica pandemica che stiamo vivendo, si deve portare l’attenzione su un aspetto culturale, di cui poco si parla. Questo insieme di fenomeni tocca profondamente l’assetto valoriale delle persone,  incide da subito sulle abitudini e gli stili di vita e porta a maturazione un trend iniziato lentamente con la crisi globale del 2008, già vistoso da qualche anno e destinato a diventare mainstream nel prossimo futuro: la riconfigurazione morale dei grandi consumatori.

I big spender di un tempo, le fashion victims e tutto il novero dei paladini del consumo compulsivo e ostentativo, rischiano di sembrare immorali alla luce della nuova realtà frugale. Se è vero che la leva del prezzo sulla quale si basa la promozione gridata del Black Friday, in questi tempi di contrazione economica, mantiene un forte potere di attrazione, un appeal straordinario, è anche vero che la sensibilità verso valori più soft sta crescendo fino a determinare i comportamenti di consumo di gruppi sempre più numerosi di individui.

Dunque, la tendenza al consumo intelligente, il valore della sostenibilità, la progettazione trasparente, l’uso di materiali eco-compatibili e un’estetica sobria saranno presto i driver degli acquisti del futuro e probabilmente il Black Friday sarà il ricordo di un’epoca tanto fugace quanto anacronistica.