Come tutti sanno, al giorno d’oggi, in piena e spregiudicata implementazione ideologica dell’ “intelligenza artificiale”, nella nostra cara Italia i tempi per ottenere o rinnovare un passaporto stanno arrivando a quelli della creazione di un pargolo. Evviva! Almeno in questo l’Homo Italicus è tornato nella sua naturalità, dimenticata ormai da anni di martellamento ideologico woke-green, ecc. Questi tempi ormai biblici sono principalmente dovuti a un fatto che noi abbiamo illustrato un milione di volte: l’intasamento degli uffici preposti all’operazione da parte delle numerosissime richiesta di passaporti provenienti dalle comunità di “italiani” all’rstero. Abbiamo virgolettato il soggetto semplicemente perché, anche qui, il fenomeno (che stando alle cifre raggiungerebbe circa un milione e mezzo di richieste), è in gran parte dovuto a una stragrande maggioranza di connazionali fasulli, visto che le loro origini spesso superano la terza generazione e di italiano non hanno più nulla.



Nel bailamme della cecità politica dei nostri governanti, che non hanno mai seriamente trattato un problema che ha comportato frodi elettorali addirittura comiche nel corso degli anni (sempre denunciate e non solo da noi) si inserisce un altro elemento che potremmo definire “di colore”. Infatti, recentemente alcune strane agenzie che, utilizzando la rete, commerciano l’ottenimento del sospirato documento o i certificati relativi oppure lo status di residenza (ovviamente fasulla) sono ricorsi addirittura a un “Black Friday” per pubblicizzare le loro “iniziative”. Come giustamente sottolinea l’Onorevole Fabio Porta, pure la Treccani definisce la cittadinanza come “Condizione di appartenenza di un individuo a uno Stato con relativi Diritti e Doveri”. “Stiamo parlando di un principio di altissimo valore, del cardine intorno al quale è organizzata la convivenza civile di un popolo”, sottolinea. Ma qui ormai, scriviamo anche noi, si è arrivati a superare la mercificazione di questo nobile Diritto, al punto tale che poi, nella sostanza, la facilità con la quale, spesso per il principio della doppia cittadinanza sostenuto da alcuni Stati, viene elargita quella italiana ha comportato la banalità rispetto alla serietà che dovrebbe comportarne l’acquisizione.



È chiaro inoltre come questo fenomeno, che ha tra i principali clienti nazioni di forte emigrazione italiana specie in Sudamerica, è arrivato a produrre anche certificati falsi pur di raggiungere un obiettivo che poi, nella pratica, provoca, come scrivevamo, l’intasamento degli uffici delegati non solo nei nostri Consolati, ma pure negli archivi dei vari Comuni, arrivando in moltissimi casi, vista l’antichità della “discendenza” a intasare pure le chiese, che spesso nella loro rete conservano documentazioni ormai sparite dagli archivi statali e comunali.

L’Italia sta vivendo da tempo la sua peggior crisi dal Dopoguerra e purtroppo la classe politica, che dovrebbe risolvere i gravissimi problemi che ha, è tutta tesa, nel proprio tornaconto elettorale, a far finta di nulla e lasciare che pure sedicenti “movimenti” di italiani all’estero sfruttino a loro favore slogan che pubblicizzano l’ottenimento della cittadinanza in tempi brevissimi.



E allora, anziché adeguarci a quello che molti Paesi europei fanno con le loro comunità all’estero, limitandone l’ottenimento alla seconda generazione al massimo, da noi ci si basa ancora sul decreto giolittiano di fine 800, che prevede l’estensione del diritto ai discendenti di italiani emigrati dopo il 1862, senza quindi porre limiti alla questione.

Il fatto poi è che tutti questi sforzi delle nostre strutture per fornire il servizio vengono “premiati” dal fatto che, nella stragrande maggioranza dei casi, la cittadinanza e il passaporto servono solo a facilitare l’emigrazione di centinaia di migliaia di “italiani” verso gli Usa o l’Ue (specie in Spagna) annullando anche quello che potrebbe sembrare un principio utile al ripopolamento di una nazione ormai vecchia come la nostra che avrebbe estremamente bisogno di altre misure organizzative per ottenere vantaggi da questi flussi, ben lontane anche da una iniziativa come quella del cosiddetto “turismo di ritorno” che in pratica, se si attuerà, sarà una Gardaland tutta tesa a incrementare il fenomeno “fasullo” nei confronti di un’immigrazione ragionata, alla quale, come si sa, preferiamo, per stranissime ragioni “umanitarie”, quella clandestina organizzata da mafie criminali che è spesso origine di scandali per la sua ramificazione e alleanza con strutture che dovrebbero definirsi “sociali”.

Ma ci vuole tanto a mettere un limite generazionale, come fanno, lo ripetiamo, altri Paesi sullo “ius sanguinis” e imporre lo “ius soli” a chi risiede come minimo da 15 anni nel nostro Paese e ne parla la lingua anche attraverso una ricerca che coniughi le reali necessità di lavoro con le richieste di ospitalità? In Argentina con questo sistema hanno gestito un fenomeno immigratorio di sei milioni di persone senza soverchi problemi…

Ma queste appena illustrate sono soluzioni appartenenti alla logica, di cui in Italia si è persa completamente l’abitudine a favore del classico scambio con il voto, tipico di Paesi nei quali “l’intelligenza naturale” si è ormai estinta.

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