LA SINISTRA ATTACCA LA SINISTRA: BLACK LIVES MATTER DURISSIMI CONTRO LA NOMINA SENZA PRIMARIE DI KAMALA HARRIS
Sebbene non sia una grande novità che il mondo politico della sinistra possa dividersi in gruppi e sottogruppi, quanto sta avvenendo in questi giorni negli Stati Uniti dopo il ritiro di Joe Biden e l’avanzata di Kamala Harris verso la nomination Dem per le Elezioni Presidenziali 2024 vede una spaccatura difficilmente sanabile tra il controverso movimento anti-razzista Black Lives Matter e lo stesso Partito Democratico verso cui molti voti sono stati dirottati nel 2020 contro la Presidenza Trump. Il ritiro del Presidente Biden e l’endorsement rilanciato per Kamala Harris viene vissuto dalla comunità afroamericana – o almeno da parte di essa, in quanto il BLM non incarna affatto l’interezza di quella particolare fascia della società americana – come un affronto, addirittura una «dittatura» che disprezza il voto dei cittadini imponendo le logiche delle élite miliardarie liberale.
Fa specie in quanto lo stesso movimento, cresciuto a dismisura dopo il barbaro omicidio di George Floyd da parte di un’agente della polizia di Minneapolis il 25 maggio 2020, da anni sostiene e appoggia i Dem per evitare il ritorno alla Casa Bianca del “cattivo Trump”: con metodi (e leader) spesso tutt’altro che ortodossi, il BLM lo scorso 23 luglio 2024 ha pubblicato una durissima nota di condanna della scelta di indirizzare il partito verso la nomina di Kamala Harris. «Il Democratic National Committee si è rifiutato di ospitare dibattiti durante le primarie, e avrebbe permesso all’America di vedere il declino di Joe Biden già nel 2023»: così parte la durissima accusa lanciata contro il Partito Democratico Usa direttamente sul sito ufficiale del Black Lives Matter, denunciando lo stesso partito per aver reso impossibile la presenza di candidati credibili da contrapporre a Biden.
“DEM IPOCRITI, DISPREZZANO LA DEMOCRAZIA: NON VIVIAMO IN UNA DITTATURA”: LA NOTA BLM CHE CHIEDE PRIMARIE ONLINE PRIMA DELLA CONVENTION DEM
Ma la parte più dura del comunicato il Black Lives Matter lo “preserva” per la candidata “in pectore” dei Dem, quella Kamala Harris che anche proprio in virtù delle sue particolari origini miste induiste e giamaicane era stata scelta nel 2020 come n.2 del Presidente Joe Biden: «le élite del Partito Democratico e i donatori miliardari stanno tentando di manipolare gli elettori neri eleggendo Kamala Harris e un vicepresidente sconosciuto come nuovo biglietto democratico senza un voto primario da parte del pubblico». Negli ultimi anni, il Partito Democratico – prosegue il BLM nella denuncia diffusa nelle scorse ore – ha proclamato che “la democrazia è sulla scheda elettorale” nel tentativo di arrivare a convincere gli elettori neri ad una maggiore partecipare alle prossime elezioni generali. Ecco, oltre a vedere nei sondaggi anche di questi giorni come proprio sulla comunità afroamericana vi sia un forte ritorno di consensi per il Partito Repubblicano, i Dem hanno presentato quella del 2024 come l’elezione «più seria per la democrazia nella nostra vita». Tuttavia, attacca il Black Lives Matter, «la democrazia non è solo un ideale da proteggere dai Repubblicani; deve anche essere salvaguardata dalle erosioni all’interno del Partito Democratico».
Accusati di violare palesemente le regole della democrazia avendo di fatto “saltato” le Primarie per poi far avanzare una candidata non eletta da nessuno come Kamala Harris, il Black Lives Matter prova a mettere alle strette il Partito Dem chiedendo delle immediate primarie online prima della Convention del 19 agosto in Chicago: «palese disprezzo per i principi democratici inaccettabile. Mentre il potenziale risultato di una presidenza Harris potrebbe essere storico, il processo per ottenerlo deve allinearsi con i veri valori democratici». Dicono di non sapere quale posizioni abbia Kamala Harris – il che la direbbe lunga sulla sua carica in “ombra” durante i 4 anni di presidenza Biden – e sopratutto pensano alle conseguenze che si avrebbe dopo il voto per l’intera sinistra afroamericana: «Immaginate la nostra prima donna nera presidente che non ha vinto un qualche tipo di processo di nomina pubblica. Gli esperti lo etichetterebbero subito, e qualsiasi progresso fatto da una presidentessa Harris sarebbe su fondamenta traballanti». Per tutti questi motivi, il Black Lives Matter denuncia l’azione Dem come parte di un regime anti-democratico: «Non viviamo in una dittatura. I delegati non sono oligarchi. Ogni tentativo di eludere o ignorare la volontà degli elettori nel nostro sistema primario, non importa quanto storico sia il candidato, deve essere condannato». Da qui la richiesta di primarie informali e virtuali nei prossimi giorni per poter far scegliere all’elettorato di sinistra americano chi sarà il nuovo candidato, fosse anche a quel punto Kamala Harris.