Black Lives Matter, ma evidentemente alcune vite nere contano più di altre? La mettiamo in forma di domanda, in attesa di chiarire gli eventi. Certamente quanto sta accadendo negli Stati Uniti in seguito alla morte di George Floyd, come già riferito nei giorni scorsi e anche da posizioni decisamente democratiche e antirazziste (sintetizziamo, anche se non si dovrebbe), ha poco a che fare con le proteste per l’uccisione ingiusta e scioccante del cittadino di Minneapolis, per la quale l’agente di polizia Derek Chauvin rischia 35 anni di carcere. Saccheggi, furti, ruberie e vandalismi contro negozi dell’alta borghesia e botteghe a conduzione familiare o comunque gestite da piccoli imprenditori: il tutto nello spirito della polemica contro il razzismo, della reazione alla tirannia del poliziotto bianco nei confronti del nero. Problema che negli Stati Uniti è radicato, profondo e non risolto, ma che poi dal corteo pacifico impiega poco a sfociare in violenza indiscriminata.
AGENTI NERI UCCISI NELLE RIVOLTE USA
La morte di David Dorn, per esempio, è avvenuta in diretta Facebook: il poliziotto aveva 77 anni e stava proteggendo, così si dice, un negozio di St. Louis da furti e vandalismi. Ne ha pagato le conseguenze con la vita: era afroamericano, presumibilmente la sua unica colpa è stata quella di indossare una divisa. Ribellione contro le forze dell’ordine, non importa l’etnia: questo sembra essere il messaggio. Il presidente Donald Trump ha immediatamente twittato la sua vicinanza alla famiglia, ha parlato di “spregevoli saccheggiatori”, ha chiesto di onorare la polizia “più di prima”. Caso isolato, errore? Sembrerebbe di no. Ancora a St. Louis la polizia ha denunciato il ferimento di quattro agenti che sono stati trasportati in ospedale e non sembrano essere in pericolo di vita. Non è stato detto se siano neri o bianchi, di colore era di certo Dave Patrick Underwood, agente del Dipartimento di Sicurezza Nazionale.
Stava di guardia davanti al palazzo federale e al tribunale di Oakland: gli hanno sparato a distanza, insieme al collega che è sopravvissuto. Del collega non si conosce l’identità, ma intanto sono arrivate le parole del governatore Gavin Newsom, che ha sostanzialmente giustificato le proteste di piazza e le violenze parlando di gente “giustamente oltraggiata da come si continui a permettere che esista un sistemico razzismo”. Sulla morte dell’agente Underwood invece è immediatamente arrivata la distinzione: “Nessuno dovrebbe affrettarsi a confondere questo atto brutale con le proteste”. Tesi condivisibile senza ombra di dubbio: peccato non si sia detto lo stesso per l’omicidio di George Floyd, subito derubricato a razzismo che contagia tutta la popolazione bianca degli Stati Uniti (e non solo). Per la morte dei due agenti afroamericani, per di più, gli schermi dei social network non sono diventati neri.