La politica UE è risaputo come abbia puntato tutto sull’ambiente e sulla sostenibilità in questi anni. Ma mentre Bruxelles punta a raggiungere gli obiettivi green rischia di restare al verde sul fronte dei costi di rifornimento del gas. Lo apprendiamo da La Verità, su cui si legge che la nota società di investimento Blackrock ha deciso di allargare i suoi orizzonti investendo su nuove infrastrutture proprio del gas verso il Canada. Intanto il Qatar raddoppia la produzione di gnl e Iran-Russia si alleano sull’energia. L’Europa resta a piedi, alla luce anche del fatto che non ha intenzione di trovare accordi con la Russia.



Entrando nel dettaglio Blackrock nei giorni scorsi ha sottoscritto un accordo per comprare dalla Tc Energy il sistema di trasmissione del gas naturale di Portland, chiamato Pngts, che serve i mercati del New England e del Canada atlantico. L’operazione vale 1,14 miliardi di dollari che verranno investiti dal colosso di Fink attraverso un fondo gestito dalla sua attività Diversified infrastructure, e fondi di investimento gestiti da Morgan Stanley. La stessa Blackrock si era fatta avanti, qualche mese fa, anche per rilevare da Exxon Mobil e QatarEnergy le quote di controllo del rigassificatore Adriatic Lng che si trova a circa 15 chilometri dalla costa veneta, vicino Rovigo, e ha una capacità di rigassificazione di 9 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno (è l’unico terminale italiano in grado di ricevere le cosiddette grandi navi a gnl). A dicembre, però, il gruppo americano ha abbandonato le trattative esclusive per l’acquisizione dell’asset che verrà probabilmente ceduta all’azienda di stoccaggio Vitti, partecipata dall’olandese Vito.



EUROPA FUORI DALLE INFRASTRUTTURE DI GAS E COSTI PIÙ ELEVATI

Investire nelle infrastrutture e partecipare al risiko del gnl significa occupare spazi anche in vista di un riassetto degli equilibri globali nella geopolitica del gas e dell’energia. E così anche il Qatar si è messo in gioco. Il ministro per l’Energia Saad AlKaabi , ha presentato domenica scorsa un piano per aumentare la capacità di un altro 13% oltre ai progetti già annunciati, portando la produzione nazionale di gnl dagli attuali 77 milioni di tonnellate l’anno a 142 milioni di tonnellate entro il 2030. In questo modo la penisola sarà in grado di produrre l’equivalente di circa 7,25 milioni di barili di petrolio al giorno, la maggior parte dei quali sarà esportata. Sul fronte cinese Xi Jinping accelererà la riforma dei prezzi dell’energia e di quelli per il trasporto via pipeline dei prodotti petroliferi raffinati e soprattutto dell’Iran. Il regime di Teheran ha firmato con la Russia 19 contratti per rafforzare la loro cooperazione bilaterale in vari settori, compreso uno volto a promuovere la ricerca e la tecnologia nella generazione di energia.



In definitiva, molte potenze si sono mosse per investire nel gas e cercare una propria autonomia, mentre l’Europa resta ‘al palo’. Tutto questo movimento rischia infatti di portare l’UE fuori dalle infrastrutture e il gnl ci costerà di più.