Il ciclo terribile era appena concluso, Fiorentina, Juventus e Napoli avevano preoccupato i tifosi bianconeri e i quattro punti raccolti, grazie anche a prestazioni divertenti e convincenti, avevano fatto ben sperare. Ora comincia un altro ciclo terribile, quello contro la paura. L’essere tornati ad un livello di gioco e di concentrazione come quello di un mese fa spaventa chiunque abbia a cuore la maglia bianconera. Si sono rivisti gli errori, le disattenzioni, le incomprensioni, la pochezza offensiva. Molti hanno pensato ad un brutto incubo, Francesco Guidolin ne è uscito stordito ieri pomeriggio tanto da rimettersi, nuovamente, in discussione. “Sono pronto a farmi da parte” ha affermato, il patron Giampaolo Pozzo ha respinto minimizzando. Nessuno conosce come Guidolin la squadra, nessuno in giro è più bravo di lui, anche se una bacchettatina al suo Mister la rifila, perché i fischi del pubblico non sono stati definiti ingenerosi dai Pozzo come invece è solito fare Guidolin, è giusto infatti che il pubblico friulano sia diventato di bocca buona, e un po’ di critica non può che fare bene alla squadra.
La partita è bruttina, fin da subito è l’Udinese a fare gioco, il Torino difende e riparte ma nel primo quarto d’ora si conferma quanto speravano i tifosi presenti allo stadio, una squadra ritrovata. Poi cominciano gli errori sulla trequarti e a centrocampo, i friulani concedono spazi, concedono occasioni, due quelle fra i piedi di Ciro Immobile che per fortuna sbaglia. Un paio anche per Totò Di Natale, oggi di nuovo in campo, ma sono occasioni innocue. Sembra di assistere a una gara di scherma con accelerazioni rapide e cambi di ritmo, anche tatticamente due degli allenatori più esperti del campionato si scambiano cortesie con strategie scacchistiche da insegnare a Coverciano. Darmian largo sulla fascia blocca Gabriel Silva che viene di conseguenza arretrato da Guidolin, che torna alla difesa a quattro dopo un inizio con tre difensori per riguadagnare un centrocampista abbassando Pereyra e Fernandes. Ma la partita perde di intensità e gradevolezza e soprattutto nella mente del tifoso riaffiorano molte altre partite giocate così e perse inesorabilmente. Neanche il tempo di tornare in campo e come già successo quest’anno la squadra friulana viene infilata con un contropiede imbarazzante. Calcio di punizione per i bianconeri in area avversaria, i difensori spazzano, pallone alto, Silva ed Allan indecisi vengono presi in velocità dai granata usciti a mille all’ora dalla loro metà campo, bello scambio Cerci-Farnerud e gol con pallonetto ai danni di Brkic. Inevitabile l’assedio friulano, in attacco si contano Di Natale, Maicosuel (entrato ad inizio ripresa per Fernandes) e Lopez, accompagnati da Basta e Pereyra. Ma è un assedio dilettantistico, l’uomo più pericoloso dei friulani, il capitano, si intestardisce a stare fra i difensori del Torino che ormai difende con tutti i suoi giocatori. O si calcia da fuori, da segnalare i tiri di Basta, Lopez e Maicosuel, oppure quasi tutti i tentativi di entrare in area palla al piede sono inutili. (…)
E su una pausa di “riflessione” dei friulani ecco uscire dalla propria metà campo il Torino che con pochi passaggi, tra l’altro eseguiti a velocità tutt’altro che supersonica, riesce a mandare Darmian sul fondo da dove crossa al centro per il solitario Immobile che segna facilmente. Colpevolissimo Heurtaux che non si tiene vicino all’attaccante in area piccola. I friulani accusano il colpo, Guidolin tace in panchina, chi vi scrive è sprofondato sulla poltrona incredulo. I tentativi finali aumentano soltanto la delusione. Ora la questione aperta è questa: Di Natale non può essere considerato un problema, ma è evidente che la sua fame di gol è diventata, come è accaduto in passato quando si avvicinava alla soglia di qualche record, un’ossessione. Non gioca con la squadra, non gioca per la squadra, a mio modo di vedere Totò, contro squadre chiuse come il Torino ieri, dovrebbe arretrare o per servire compagni che si inseriscono o per sfruttare il suo tiro letale. Senza un attaccante pronto a sfruttare i palloni alti per superare le barriere avversarie è inutile pensare di inserirsi centralmente, è inutile perfino sfruttare le fasce. Il capitano ieri ha peccato di egoismo e non ha fatto bella figura, ha lasciato l’impostazione del gioco ad Allan, Hertaux, Danilo, ha lasciato i tiri da fuori a giocatori non del suo talento. Guidolin deve meditare parecchio prima di Natale, c’è ancora una partita a Livorno da sfruttare per arrivare almeno a 20 punti. Ma devono riflettere tanto anche i giocatori, contro tre grandi squadre si sono fatti sforzi e sacrifici, contro squadre medio piccole non sembra esserci la testa.
Postilla finale, non ci si nasconde e non si cercano alibi, ma a Udine il primo gol è partito da un evidente fallo di Glik su Naldo, tra l’altro in area di rigore granata. Circa il primo tempo invece da segnalare il fallo da rigore su Di Natale da parte di Vives. Ora, quando hai due episodi così nella stessa partita, come successo anche a Catania per altro, è difficile anche affermare di non aver saputo sfruttare tutte le occasioni avute. Ma nella settimana delle polemiche turche è da sottolineare come da Udine nessuna invettiva contro l’arbitro è partita volta a nascondere le proprie, evidenti, mancanze.