L’anno si conclude con una vittoria per la famiglia Pozzo. Non è stato un grande inizio per la squadra: nonostante non siano state cedute pedine importanti la scacchiera appare irriconoscibile, i pezzi non si muovono più come prima. Alcuni imputano la colpa all’inadeguatezza di alcuni di questi, si è partiti con l’accusare i cavalli, Basta e Gabriel Silva obiettivamente non sono partiti bene ma ora sembrano essersi ripresi, quanto meno fisicamente. Il centrocampo è stata spesso sotto accusa: i pedoni Allan e Lazzari non filtravano a sufficienza, e tuttora alcune amnesie sono un invito a nozze per gli avversari. Le torri ad Udine si sa, non ci sono, tutti piccoletti li davanti, diciamo che potremmo dare questo ruolo ai bomber dell’Udinese, fra Heurtaux e Danilo arriviamo a 5 gol, senza i loro inserimenti in area avversaria i bianconeri avrebbero ancor meno punti. Peccato che nella propria area insieme a Domizzi e Kelava prima, Brkic poi, di pasticci ne abbiano combinati fin troppi. Gli alfieri si alternano: Maicosuel, Pereyra, Bruno Fernandes, e il rendimento è tutt’altro che costante. Doveva essere l’anno del Mago, ma è probabilmente il gioco sbagliato per questa pedina troppo fantasy. Nel ruolo di prima donna per ora si giocano il posto Muriel e Nico Lopez. Il primo non sembra essere adeguato al ruolo, il secondo non ha ancora probabilmente il fisico adatto. Qualche tifoso imputa molta responsabilità di questo inizio al re di Udine, il capitano, Antonio Di Natale, altri a uno degli allenatori più esperti del campionato, uno dei più longevi per la società bianconera, Francesco Guidolin. I due sono stati fautori di tre stagioni strepitose, spesso in contrasto, ma straordinariamente in sintonia dal punto di vista sportivo grazie vite regolari, riservate, d’esempio per molti calciatori, corrette ma soprattutto di una classe superiore. Ma nell’anno dei Mondiali, l’ultimo a disposizione per Totò, nell’anno in cui la società punta su una squadra rodata, cedendo il solo Benatia, i due maestri di calcio appaiono tutt’altro che in forma. Tutto questo per descrivere l’ennesima partita, in casa del Livorno, dai due volti: primo tempo mediocre, irritante per gli errori visti e che finisce con un pareggio (1-1) ma che poteva concludersi senza scandalo con un punteggio in negativo. Il secondo tempo invece vede praticamente solo i bianconeri in campo fino al quarto d’ora finale quando i crampi e l’assenza di una vera e propria prima punta hanno fatto riguadagnare qualche metro al Livorno. Vittoria meritata, ma per niente convincente. Il capitano appare l’ombra di se stesso e Guidolin sembra non rassegnarsi a moduli e dinamiche che sanno di minestre riscaldate. Sembra il discorso arrendevole di un tifoso deluso e perfino arrabbiato; in realtà la parte più razionale del tifoso (sì, ho detto razionale!) si deve fermare anche quest’anno a riflettere, sia sulla partita singola che sul campionato. Anzitutto il primo gol è arrivato da Nico Lopez, lanciato nella mischia a sorpresa da Guidolin, e quindi fino a prova contraria mossa vincente del mister; 

Il secondo gol è arrivato da un calcio d’angolo battuto magistralmente dal capitano. Inoltre quello che appare un inizio disastroso in realtà è di solo tre punti peggiore dell’anno scorso. A parte il secondo anno di Guidolin (35 punti alla 17°) infatti le altre stagioni (2010-2011, 2012-2013) sono state praticamente identiche a quella di quest’anno con soli tre punti in più. Certo non è entusiasmante vedere giocatori di Serie A fare certe partite, dispiace perfino vedere il giocatore simbolo, probabilmente uno fra i più forti mai passati da Udine, così in difficoltà; non si può prescindere dai suoi gol per tornare in alto. Ora il tifoso spera che la preparazione invernale faccia i soliti miracoli, anche se vien da chiedersi quando la società riuscirà a sfruttare le sue pedine senza troppi alti e bassi. Si dice spesso in maniera fin troppo retorica che i grandi successi derivino anche da grandi sacrifici: anche negli scacchi è così. L’Udinese quest’anno, come già sottolineato, non ha rinunciato a pedine importanti; forse questo rituale mancato ha portato sfortuna, forse la presunzione ha bloccato i muscoli e il cervello dei giocatori, forse la mancanza di novità ha tolto al mister la voglia di rischiare. La risposta è dubbia, quello che è certo è che servono i gol del reparto offensivo, serve che qualche nuova leva risponda con costanza presente alla chiamata del mister, ma soprattutto servono minimo altri 20 punti per ritrovare serenità.