Si parte per Bergamo con l’incognita modulo, pochi dubbi sui giocatori, ma il modulo rimane un mistero anche per gli addetti ai lavori. Guidolin li scioglie subito confermando la formazione che ha vinto contro il Genoa. Di Natale è il terminale offensivo, Pereyra e Maicosuel dietro di lui, centrocampo a quattro con Basta, Badu, Allan e Silva, confermati anche Hertaux, Danilo e Naldo. Ma l’inizio della partita conferma un mal da trasferta purtroppo già vista e sofferta. L’Atalanta, su un campo piuttosto scivoloso per la pioggia ha vita facile, l’Udinese è confusa e sbaglia troppi passaggi,  solo un Kelava attento riesce ad evitare il gol per quasi tutto il primo tempo. L’Udinese ha solo una occasione degna di nota, è ghiotta ma è fallita in contropiede da uno spento Maicosuel. Verso la mezz’ora Guidolin cerca di cambiare le carte in tavola con Pereyra mezzala sul centrosinistra e ritorno quindi al suo caro ma la sostanza non cambia. Al 45’ su calcio d’angolo Denis insacca in un gol molto simile a quello preso contro lo Slovan nei preliminari di Europa League, a perdersi l’uomo stavolta è Danilo. Nella ripresa si cambia modulo, all’apparenza un con Maicosuel spostato sulla fascia di sinistra, l’Udinese dopo aver regalato un tempo cerca di recuperare il tempo perduto nel secondo, ma la manovra nonostante sia più pimpante risulta comunque prevedibile. Entra Lazzari, si guadagna un po’ di precisione, non certo velocità o cattiveria, quella determinazione che invece mettono in campo gli orobici, che appena possono provano a mettere in difficoltà la retroguardia bianconera, e al 62’ Cigarini trova l’assist giusto per Denis che trova il gol del due a zero. Per i bianconeri è notte fonda, poche idee e confuse. Lo spunto, seppur minimo, cerca di trovarlo Nico Lopez entrato per Basta. Il giovane attaccante porta un po’ di grinta, di corsa, vivacità, ma è solo, troppo solo. Dopo pochi, sterili assalti, l’Udinese cede ad una Atalanta determinata da molta più cattiveria agonistica e voglia di vincere. Ha ragione Guidolin, è un problema di testa, di fame, inoltre l’età media non aiuta a mantenere la giusta concentrazione, però oggi negli spogliatoi si respirava un clima strano, non solo un normale scoramento d’animo, ma anche confusione, incapacità di capire come fosse possibile un simile atteggiamento, sentimento evidente negli occhi di Guidolin, confermato anche dalle parole di Hertaux nel dopo gara. Non a caso ho trascurato l’episodio del rigore ad inizio della ripresa (Giacomelli lo assegna per una trattenuta su Danilo, ma il guardalinee richiama l’arbitro per segnalare la posizione di fuorigioco attivo del difensore) anzitutto perché si è risolto nel modo più giusto, anche se con tempistiche imbarazzanti, più tipiche della giustizia italiana piuttosto che di un campo di calcio, in secondo luogo perché non si può prenderlo come alibi: lo stesso tecnico friulano ha confessato che non sarebbe cambiato nulla vista la scarsa motivazione dei suoi. La differenza fra le partite di casa e quelle in trasferta non è abissale ma considerevole, bisognerà venirne a capo, altrimenti converrà guardare partite in giornate alterne perché quella di oggi, insieme a quella di Chievo onestamente, e lo si leggeva anche negli sguardi dei giocatori, nell’espressione dei Pozzo presenti allo stadio, è una delle gare più brutte viste nell’era Guidolin.

 

 Avrebbe potuto avere un voto più alto se fosse stata giocata da due squadre.

Il suo lo fa e lo fa anche bene, all’inizio con un po’ di imprecisione, poi come se aiutata psicologicamente da una avversaria rinunciataria ha trovato fiducia e gioco.

Maglietta, pantaloncini, muscoli, tatuaggi presenti…la testa è rimasta a casa.

 Se è vero che nessuno ha segnalato l’episodio via auricolare, la scelta di arbitro e guardalinee è esemplare, un po’ meno la tempistica. Buona la gestione dei cartellini, sospetto il contatto in area fra Basta e Bonaventura nel primo tempo.