Coppa Italia esclusa questa è la terza sconfitta consecutiva per l’Udinese che nel 2014 in campionato non ha ancora vinto. E se le sconfitte precedenti avevano imbarazzato e amareggiato, questa ha fatto veramente male. Dopo essere stati per due volte in vantaggio, con un uomo in più, venire raggiunti con un autogol e superati negli ultimi minuti è veramente doloroso. La Lazio non ha per niente demeritato, ha fatto decisamente di più, il gioco bianconero è parso a tratti anche migliore di quello visto contro il Verona, ma ancora lontanissimo da una prestazione auspicabile. Il modulo anche stavolta conta più degli uomini e come ogni partita mostra gli stessi limiti e le stesse lacune, soprattutto difensive. La difesa a 3, grande tradizione per la squadra friulana, quest’anno è la sua maledizione. Meglio il capitano Di Natale, più in movimento oggi, si è proposto anche in orizzontale e aiutato la squadra a salire, soprattutto a parole spronando la sua truppa a stargli vicino, ma Reja tenendo alti Cavanda, Lulic e Candreva e allargando Floccari bloccava tatticamente le fasce bianconere. È una contromossa ormai vista da molti tecnici contro Guidolin, che però si ostina a utilizzare moduli ed interpreti forzando la natura degli stessi. Come nel caso di Maicosuel che chiede a gran voce al suo tecnico dove stare in fase difensiva. Di Natale chiede al compagno di stargli attaccato, il brasiliano invece arriva fino in difesa a coprire. Eppure a seguir l’istinto il Mago non sbaglia e si procura un rigore che il suo capitano trasforma liberandosi poi in un pianto liberatorio dopo aver a lungo digiunato. Ma, come ogni partita di questo campionato iniziata in vantaggio, la testa viene immediatamente a mancare e la Lazio comincia ad avere occasioni su occasioni che per fortuna spreca. Ci vuole una dose di fiducia per rivedere un po’ di gioco per i friulani, a fornirla è una bella combinazione Di Natale-Maicosuel con quest’ultimo che, solo davanti al portiere, calcia a lato. Il primo tempo termina quindi con una discreta Udinese, con un Pereyra salito in cattedra e una Lazio leggermente in difficoltà. Il secondo tempo è da dimenticare: nonostante l’uomo in più (espulso Onazi al 54’ per doppia ammonizione) i giocatori friulani sembrano non essere tornati dagli spogliatoi, buchi clamorosi a centrocampo ed in difesa, l’ingenuità gratuita di Domizzi e Brkic regala il pareggio su rigore all’ex Candreva. Con Muriel (inconsistente) al posto di Di Natale nel secondo tempo è l’atleticità di Badu a salvare l’onore della squadra e apparentemente anche il punteggio, suo il gol del nuovo vantaggio. Ma ci pensa Guidolin a rinnovare le speranze della Lazio togliendo il dinamismo di Douglas per la staticità di Lazzari e spostando Pereyra in fascia lontano dalla battaglia a centrocampo. Cross innocuo dalla sinistra, Brkic interviene ancora avventatamente e spinge il pallone contro il compagno appena entrato. Autogol e morale sotto i tacchetti. La squadra è allo sbando, Guidolin butta nella mischia Nico Lopez al posto di Pinzi ma è peggio, a centrocampo i biancocelesti non hanno più ostacoli nonostante l’inferiorità numerica. Hernanes, entrato da poco…

… al limite dell’area ridicolizza un avversario con un doppio passo, si libera e calcia in rete. Incredulità totale e fischi da uno stadio che è sempre più scoraggiato e lo dimostra con l’iniziativa di un centinaio di tifosi che si sono accalcati nei pressi dell’uscita dello stadio ottenendo un confronto con Di Natale e Domizzi che hanno provato a confortare l’animo dei sostenitori. Anche in questo caso da sottolineare è la civiltà del dialogo seppur fra gente delusa e scontenta. È anche segno di una insofferenza per una mancanza di chiarezza da parte di chi guida. La società è impegnata nello sfoltimento della rosa e dispensa fiducia nel tecnico mentre Guidolin, come un disco rotto, ripete da inizio anno il ritornello sul culto del lavoro e sull’inesperienza dei giovani e una mentalità da ritrovare. Mercoledi altra prova in Coppa Italia che anche stavolta vede partire sfavoriti i friulani rispetto a una squadra milanese. Ma a differenza di due settimane fa, quando si vinse contro l’Inter, ora la paura è più palpabile sia fra i tifosi che fra i giocatori; la gara sarà sicuramente condizionata da tale umore, intanto speriamo che sia tornato buono quello del capitano che dopo mesi si è sbloccato e tornato al gol. È fondamentale il suo apporto come lo fu in un’altra annata storta per i friulani, l’ultima di Marino. Dopo tre anni alla guida del tecnico siciliano la squadra rimaneggiata dalle cessioni subì una involuzione notevole rispetto agli anni precedenti, esattamente come sta accadendo quest’anno.