Dopo l’ennesima sconfitta (contro il Parma), per l’Udinese sabato si avvicina una partita davvero decisiva. Quella contro il Bologna si presenta come sfida salvezza e quindi determinante per il percorso di permanenza in Serie A della squadra friulana. A dir la verità chi non ama la retorica, e il sottoscritto non la ama, fatica a digerire una visione così superficiale della realtà. La salvezza, o il successo, di una squadra passa da ogni singolo punto racimolato in ogni partita. Per intenderci l’anno scorso a questo stesso punto del campionato i punti in classifica erano dieci di più per i bianconeri, ma il dato interessante non furono le singole partite vinte. Quelle partite che oggi definiremmo, impregnandole di retorica, determinanti, quelle decisive furono infatti quelle terminate con dei miseri pareggi. Le vittorie in classifica quest’anno sono sei, l’anno scorso a questo punto del campionato erano solo sette, la differenza infatti l’hanno fatta per l’appunto i pareggi (9 la scorsa stagione), quest’anno solo due, come Juventus e Verona, nessuno ha pareggiato meno. Altro record l’Udinese purtroppo però lo detiene per le sconfitte: 13, come Catania e Livorno. Il concetto quindi deve essere chiaro, ogni partita deve diventare determinante, a mente fredda quello che serve è la vittoria in almeno altre 7 gare, però se non si comincia in fretta questo 2014 verrà ricordato come un incubo. Rischiare di non festeggiare i 20 anni di Serie A per la famiglia Pozzo sarebbe una beffa inaudita. Nel 1995 l’ultima promozione in A, solo le milanesi e le romane possono vantare una permanenza più duratura nel nostro campionato. Voci della stampa locale raccontano di un Pozzo Senior piuttosto teso che pare abbia convocato Di Natale, Pinzi e Domizzi in una riunione in cui ha espresso le sue perplessità e probabilmente chiesto garanzie o riflessioni sul clima dello spogliatoio. Ieri si mormoravano due nomi: Zola e Trapattoni in caso di insuccesso sabato contro il Bologna. Posto che difficilmente avverrà un avvicendamento ai danni di un allenatore come Guidolin, è molto più probabile il primo nome in quanto i rapporti con la famiglia Pozzo sono già consolidati vista la sua esperienza al Watford. Trapattoni rimane una soluzione affascinante e che desta curiosità ma che difficilmente sarà percorribile. Ha recentemente confessato infatti di aver rifiutato la Lazio e di voler continuare a lavorare all’estero.
Intanto prosegue il lavoro di Guidolin sui giovani, anche se non è sempre chiaro il criterio di utilizzo. Domenica undici giocatori su undici erano stranieri, nove giocatori avevano giocato (come titolari o subentranti) mercoledì in coppa, solo Domizzi, Silva e Fernandes non sono scesi in campo per acciacchi vari. Risultato una gran confusione in campo, ma soprattutto in panchina.
Al 16’ minuto del primo tempo Pinzi inizia il riscaldamento per sostituire il giovane Douglas, reo esclusivamente di essere un pentimento dell’allenatore e nient’altro di più. L’esclusione di Di Natale e Maicosuel in questa partita è quanto meno discutibile, fondamentalmente per la tempistica, dopo aver tanto atteso lo sbloccarsi del capitano, a una settimana dal gol su rigore contro la Lazio, dopo averlo risparmiato contro il Milan, vede la panchina per ottanta minuti.
Non si discute la preparazione e la capacità dell’allenatore, quello che si discute sono le ultime scelte poco comprensibili ma soprattutto le dichiarazioni: l’appellarsi all’importanza del lavoro settimanale, le parole spese per la giovinezza dei suoi giocatori, per l’incapacità di comunicazione vista l’alta concentrazione di stranieri. Il tifoso non è un ingrato, è un semplicemente un po’ stanco della retorica regalata alla stampa dal tecnico di Castelfranco. È infatti sotto gli occhi di tutti che la squadra è la stessa dell’anno scorso ad esclusione del solo Benatia. In attesa di capire se Diamanti andrà in Cina, dopo il ritorno interessato della squadra allenata da Lippi, la squadra bianconera ha predisposto un ritiro anticipato per prepararsi alla partita, soluzione non approvata da Guidolin, in quanto rischia di aumentare la tensione con risultati potenzialmente controproducenti, ma imposta dalla società. Nervi tesi dunque, il pensiero va anche al 4 febbraio, alla partita di Coppa con la Fiorentina con l’incognita neve preannunciata in queste settimane e che oggi ha accarezzato le torri di Bologna.