Anzitutto la conferma di un Di Natale ritrovato: il suo gol su azione è la ciliegina di un’altra prestazione giocata a buon livello, non è un caso che il calciatore sia tornato ad interpretare la partita al servizio della squadra, a coprire, a fare pressing e a tornare sulla trequarti come rifinitore nel momento in cui gli spazi gli erano preclusi. Altro dato è il fatto che Guidolin non sembra aver più in mente per il capitano interamente i novanta minuti. Anche ieri sostituito nell’intervallo: vuoi per l’ammonizione, vuoi per la partita di sabato in casa contro il Chievo, il secondo tempo è stato di Muriel. Altra conferma è dai giovani. Bene ancora una volta Widmer che mostra quanto di buono si era intravisto durante l’estate, determinante anche stavolta un suo scatto in fascia e il suo assist al capitano. Abbastanza bene Bubnjic schierato al posto dello squalificato Danilo. Altra prestazione di livello per il giovane Scuffet, riconfermato in porta ai danni di Kelava, ormai definitivamente bocciato. La differenza rispetto a Bologna la fa il ritorno di Gabriel Silva, soprattutto perché permette il ritorno a centrocampo di un Roberto Pereyra che sta mostrando una grande condizione fisica e dei numeri di classe; nelle ultime partite relegato in fascia, ieri sera con le sue accelerazioni ha spaccato più volte la partita creando superiorità numerica e squarci nella difesa viola. Esemplare il gol friulano con una sua accelerazione a bruciare sul posto due o tre giocatori della Fiorentina, magnifico il suo assist per lo svizzero Widmer che poi servira il pallone vincente a Di Natale. Sempre di Pereyra è l’accelerazione sulla sinistra con passaggio finale per Muriel lasciato solo centralmente davanti all’area avversaria per il tiro che porterà al secondo gol. Insomma, gli va assegnato il premio di migliore in campo e l’augurio di vederlo sempre in questo stato di grazia. La Fiorentina non disdegna di giocare e non sta a guardare la formazione bianconera, ma come successo nella partita di campionato (vinta 1 a 0 dai friulani) i suoi attacchi, seppur ben supportati, vengono respinti da una difesa concentrata e ordinata. Sono le ripartenze l’arma di Guidolin, e sembra essersi rimesso in piedi il vecchio sistema di gioco, per cui anche la Fiorentina deve dedicare molta attenzione alla fase difensiva. In attacco da segnalare un paio di tiri fuori lo specchio e una gran parata di Scuffet su Matri. Protesta la formazione viola per un presunto rigore per colpo di gomito di Domizzi, l’arbitro vede ma non giudica volontario il tocco. L’impressione è che il difensore non possa immaginarsi un colpo di tacco e che la vicinanza fra i due impedisca qualsiasi premeditazione volontaria o anche solo istintiva, il braccio piegato, anche se non vicinissimo al corpo, era in quella posizione per bilanciare il movimento già in atto del giocatore. A mio giudizio fa bene l’arbitro a non concedere il rigore, ma non ci sarebbe stato eccessivo scandalo se fosse stato assegnato. Sbaglia invece sicuramente in seguito

… il buon Russo, quando non fischia un fallo ai danni di Di Natale, ma anche qui l’attenuante può esserci visto che il giocatore cade proprio a peso morto. La moviola spiega il motivo: non è stato toccato al piede da Rodriguez, ma addirittura entrambe le gambe vengono trascinate vie nel tentativo di toccare il pallone, senza riuscirvi. In diretta la sensazione è stata che l’arbitro avesse ragione, al rallenty assolutamente no. Morale della favola l’azione prosegue e Vargas trova il gol pazzesco sfiorando la traversa. Nel secondo tempo la partita si addormenta un po’: la Fiorentina non ha interesse a forzare il ritmo e l’Udinese, probabilmente memore degli errori fatti nei preliminari contro lo Slovan Liberec quando bastarono tre contropiede per prendere tre gol, sembra accontentarsi del pari e soprattutto ha paura di concedere un altro gol. Fuori Di Natale, dentro Fernandes, dopo 20 minuti circa fuori Nico Lopez dentro Muriel. La partita guadagna lentamente di intensità, la Fiorentina si affaccia ma non trova gloria. All’82’ Pereyra accelera, consegna la palla a Muriel che ha il tempo di caricare un tiro angolatissimo, palo e gol. Lo stadio, bagnato dalla pioggia ma riscaldato dai cori incessanti (e probabilmente da abbondanti bevute) esplode. La finale di Coppa Italia è un miraggio, la vittoria della stessa il coronamento di un sogno coltivato per anni. Stin calmutz, predicherà Guidolin: adesso il Chievo per la salvezza, martedi il ritorno a Firenze. Niente è certo, le delusioni dell’annata in corso sono fresche nella memoria di tutti, non c’è presunzione, solo un pizzico di voglia di riscatto.