Fra fischi e fiaschi (di vino) l’Udinese di Guidolin riesce anche a strappare qualche applauso ai suoi sostenitori in questa vigilia di Pasqua. La prima notizia di giornata è che non piove, e qui già si può parlare di miracolo, la seconda è che in questa giornata pasquale non c’è posto in campo per chi di cognome fa Di Natale, come all’andata il capitano di origine partenopea non vede il campo, il mistero nemmeno troppo velato si fa sempre più fitto, contro il Napoli Totò non gioca quasi mai.

Altra novità è nello schieramento, difesa a 4 e due trequartisti larghi, Guidolin lo chiama 4-3-3, ai più è parso un 4-3-2-1 con Pereyra e Fernandes a supporto di Muriel larghi e pronti a difendere anche sulle fasce. E questa ultima piccola considerazione in effetti è la chiave della partita del primo tempo: se quattro giocatori sono pronti a difendere le fasce (terzini e trequartisti) e i tre centrocampisti non hanno proprio i piedi educati chi mai riuscirà ad innescare Muriel? Ancora una volta è il vecchio Pinzi a caricarsi la squadra sulle spalle per primo, lasciando l’incombenza poi al giovane Fernandes che sigillerà una partita maiuscola con un bel gol anche se viziato da un fuorigioco millimetrico. Il primo tempo vede qualche emozione ma anche tanta imprecisione sotto porta, Insigne prima, Hamsik poi per il Napoli, poi Badu e Fernandes impensieriscono i portieri avversari ma senza creare troppa apprensione. Muriel sbaglia tanto e non riesce quasi mai a tenere alta la squadra, sono proprio Pinzi e Fernandes a provarci con un pressing alto e soprattutto provando sempre a giocare con i compagni senza la fretta di lanciare subito l’isolato Muriel. E proprio quando i bianconeri sembrano aver preso le misure degli azzurri per confezionare il gol ecco che spunta il solito regalino difensivo con Callejon lasciato solo in area da Silva che lo “cura” a due metri di distanza e lo lascia tirare. Esultano i tanti tifosi napoletani, presenti in ogni parte dello stadio, facendo surriscaldare qualche testa fina Ultras bianconera che decide di sfogare la propria delusione contro I tifosi avversari, incurante che fra questi ci fossero anche famiglie con bambini andando a macchiare una reputazione fatta di correttezza e spirito sportivo da tutti riconosciuta, perfino all’estero. Peccato perché avevano cominciato con passione, regalando una dedica con uno striscione al friulano Scuffet e poi distinguendosi per un accompagnamento più motivato del solito. Ristabilito l’ordine sugli spalti ed è già tempo di giocare la ripresa, sembra più in palla l’Udinese, più remissivo il Napoli. E i frutti si vedono subito, molto più vicini i reparti e dopo una rimessa sciagurata di Reina, Fernandes insacca.

Il Napoli reagisce con un ispiratissimo quanto impreciso Insigne, poi è l’Udinese a fare gioco, Pereyra viene respinto da Reina, Badu tira altissimo senza vedere i compagni liberi di fianco. All’ingresso di Lopez per Pinzi la partita sembra essere completamente nella mani friulane, se il giovane uruguayano non peccasse per due volte di egoismo forse saremmo qui a commentare una vittoria vista anche la supremazia numerica dopo l’espulsione di Fernandez per il Napoli. Ma l’azzardo dei due attaccanti di Guidolin non dura molto e tolto Muriel per Widmer (in precedenza Basta per un acciaccato Heurtaux) la partita si riavvia ad una conclusione con poco gioco e poche emozioni. Reclamano i partenopei per un rigore su Pandev ma onestamente la caduta del macedone è troppo plateale per essere fischiata. Le considerazioni finali sono tutte per una querelle che per quanto pacata e giocata su toni amicali sarà la cornice da qui alla fine dell’anno.

Parliamo del confronto tecnico-società che tiene banco qui a Udine. A fine partita Pozzo rivela che Guidolin resterà l’anno prossimo anche se è ormai certo il desiderio della società di proporre a Guidolin un ruolo diverso da quello di allenatore. Guidolin rimanda tutto alle parole dei Pozzo: “Mi è stato detto che sono una risorsa, io vorrei restare”, ma non commenta nello specifico la soluzione alternativa. Molti parlano di strategia di entrambe le parti per non stracciare quel pezzo di carta chiamato contratto, sbandierato fino a qualche mese fa come segno di prestigio e orgoglio friulano, in un’epoca in cui il calcio si dimostra sempre più senza valori.

A mio parere si può parlare anche di gratitudine nei confronti di un tecnico che ha fatto la storia ad Udine, ma di cui magari è emerso più di un difetto in questa annata storta, e l’intenzione di salvaguardare un rapporto di stima reciproca sta prevaricando sulla tentazione di cambiare tutto e subito. A giugno i tifosi sapranno come si concluderà questa storia, qualcuno dovrà cedere il passo oppure imporsi sull’altro. Una cosa è certa: la squadra sarà rifondata, e da qui alla fine del campionato si proveranno soluzioni alternative e verrà dato maggiore spazio a chi ha giocato di meno quest’anno.