Il giro di boa è compiuto. Sulla squadra si puó fare più di qualche valutazione, come interpretare per esempio i segnali lanciati dall’Udinese dopo un intero girone sotto la guida di un nuovo allenatore? Seguendo il ragionamento degli ultimi anni non si puó non partire dal dato più importante: -13. La famosa lavagnetta di Guidolin sarà stata tolta dallo spogliatoio, ma la sua impronta, ne son certo, è rimasta, e questa segnerebbe meno tredici. La vittoria strappata ad Empoli porta a 27 il bottino bianconero. Un buon bottino se non fosse per dinamiche irritanti che hanno accompagnato gli ultimi mesi della società friulana. Partire dai torti arbitrali sarebbe sbagliato, le amnesie difensive e l’eccessiva paura di gruppo sono due segnali che ancora tardano a sparire e sono da imputare esclusivamente a sé stessi. La vittoria mancava in campionato da dicembre, in mezzo tanta rabbia per episodi autolesionisti o per cui recriminare perché indipendenti dalle intenzioni dei giocatori. Dopo il sacrosanto mea culpa c’è da aggiungere peró che il capitolo delle sviste arbitrali comincia ad essere corposo. Dopo le dichiarazioni furenti di Pozzo Senior, in seguito a Milan Udinese e alle decisioni scellerate dell’arbitro Valeri, l’occhio di riguardo nei confronti della squadra è stato quasi chirurgico. In negativo però. Gol sulla riga convalidato alla Roma, rigore non assegnato per fallo su Koné, rigore di dubbia volontarietà assegnato al Cagliari, rigore inesistente assegnato agli avversari e uno negato contro il Napoli in Coppa Italia, rigore inesistente contro l’Empoli e uno negato per fallo di mano, ammonizioni ed espulsioni a ripetizione nonostante la media dei falli fatti dalla squadra sia una delle più basse della serie A. Poco male, da queste parti dalle difficoltà se ne esce fortificati. Ed in effetti sta emergendo il carattere dei giocatori, sopito dopo le prime brutte prestazioni dell’anno. Allan sembra guadagnare grinta, cuore ed anche precisione ad ogni segnale negativo per i suoi. Konè ha dato una decisa spinta ad un agonismo troppo molle negli ultimi mesi. Thereau mantiene alto il livello sia in presenza del capitano che in sua assenza. Le prove d’orgoglio di Milano contro l’Inter e contro il Napoli in Coppa Italia sono contributi al morale della truppa. La partenza di Muriel poi non sembra aver intaccato lo spirito di gruppo, anzi, sembra averlo fortificato. Il mercato a Udine – si sa – è sempre aperto. La cessione del colombiano è stata una novità rispetto alle mosse a cui la famiglia Pozzo ci ha abituato. Di fatto si é smaltito lo spogliatoio a partire dai portieri (Brkic e Kelava), si è accontentato un giocatore in crisi (Muriel) ed è stato trovato o si sta ancora cercando lo spazio per alcune pedine ferme da quest’estate (Jaadi al Latina, Faraoni e Bubnjic in cerca di una squadra), è tornato Aguirre da un prestito poco sfruttato ad Empoli, ed è stato acquistata (prestito con diritto di riscatto) la classica “promessa” dal Chelsea, una giovane punta di nome Perica. Tengono intanto ancora banco le dichiarazioni di Antonio Di Natale…

… che ha annunciato il suo addio a Udine, ma sono dichiarazioni queste differenti dalle solite, anzitutto che non arrivano da un periodo di crisi profonda, ma da una stagione di alti e bassi che lo porta comunque ad essere fra i primi goleador del campionato. Escludendo i rigori solo Tevez (11) ed Higuain (10) hanno fatto meglio di lui (9), e questo è un dato pazzesco se si pensa ai trentotto anni di Totò. Non sono dichiarazioni umorali o di sfiducia, al contrario sembrano essere una presa di coscienza silenziosa e rispettosa nei confronti dei suoi tifosi e della sua società: l’anno prossimo potrebbe valutare altre opzioni per la sua carriera. Certo, non vedere Totò nello stadio nuovo è però impensabile. Ma quali sono dunque le conclusioni che si possono trarre dal periodo in analisi? Anzitutto uno spirito di gruppo ritrovato, riemerso dalle difficoltà di questo lungo periodo, difficoltà percepite maggiormente vista anche la mole di errori arbitrali non indifferente. Latitano ancora gioco e gestione della partita, si é ancora molto legati all’azione individuale dei singoli e troppo spesso ci si chiude troppo in difesa quando il risultato sembra essere acquisito. Ma se come primo fattore c’è lo spirito, siamo certi che non si tarderà a migliorare. All’andata la terribile serie Juventus, Napoli, Lazio fu in realtà portatrice di 6 punti e qualche soddisfazione; guai a sottovalutarla, ma viverla con la testa sgombra da pressioni potrebbe mostrare quel gioco che finora è appunto mancato. Si parte dalla Juventus, contro la quale non si vince da troppi anni. La formazione di Stramaccioni ha qualche elemento in meno per via della coppa d’Africa (Badu) e del Sudamericano Sub20 (Evangelista, Zapata), infortuni che privano i bianconeri di esperienza (Domizzi, Pinzi), una squalifica pesante (Konè), ma anche la Juve ha qualche pezzo in meno. Provarci oggi è d’obbligo.