Il discreto bottino accumulato tre giornate fa è stato consumato senza remore con due partite che hanno lasciato l’amaro in bocca ai tifosi friulani. Contro Napoli e Lazio non c’è stata la stessa determinazione dimostrata contro la Juventus ed il calo di rendimento preoccupa di nuovo. Il colpo di coda che han dato le ultime in classifica (il pareggio di Parma e Cesena contro Roma e Juventus) poi ha spaventato ancora di più la società. Quaranta punti fatti in fretta, questo è l’ordine categorico dei vertici dell’Udinese. A parziale giustificazione dei giocatori c’è da dire che si sapeva sarebbe stata una stagione difficile dal punto di vista del temperamento, ma non che il carattere e la pazienza dei protagonisti sarebbero stati messi a dura prova dal corpo arbitrale. Contro Napoli e Lazio altri episodi sfavorevoli che letti nell’insieme e così concentrati stanno veramente turbando il gruppo. A dimostrazione di questo le ammonizioni per proteste, che denotano tanta ingenuità ma anche esasperazione. Otto rigori subiti e zero assegnati é un dato che potrebbe non valere nulla senza un riscontro effettivo della realtà. E la realtà parla chiaro. Su otto rigori una percentuale altissima è più che generosa e in certi casi palesemente errata. Aggiungendo a questi un discreto numero di cartellini esagerati, un gol subìto che la tecnologia non avrebbe assegnato, almeno due rigori a favore non dati, non può che aumentare la tensione. E se un torto arbitrale fa indiscutibilmente arrabbiare è allora un fatto che diverse ingiustizie siano sempre più difficili da metabolizzare assieme alla gestione delle normali dinamiche di gioco. Contro il Napoli la reazione c’e stata e a dimostrazione dell’importanza psicologica degli eventi, dopo il 2-0 partenopeo a suonare il corno della rimonta possibile è stata una grande azione dell’instancabile Allan terminata con una traversa. Da quel momento il Napoli si ritira e mostra ancora i suoi limiti difensivi: subisce il gol di Thereau e solo una ennesima svista arbitrale nel secondo tempo a favore (fuorigioco non fischiato a Callejon) gli permette di chiudere la partita. Le urla negli spogliatoi di Stramaccioni a fine gara rimarranno una fotografia simbolo della stagione, dopo il terzo gol azzurro infatti la truppa ha calato ritmo e agonismo, e questo, più del risultato negativo è inaccettabile. Di diverso andamento la partita della scorsa domenica: contro la Lazio si è mantenuto un pressing alto ed efficace fino al rigore avversario. Successivamente il nervosismo e il caos tattico hanno prevalso. Il risultato è stato che i primi tiri in porta si sono visti solo a metà del secondo tempo, quando ormai era troppo tardi. Una Lazio molto più modesta di quella apprezzata fino a qualche settimana fa è riuscita a strappare tre punti preziosi. Immeritatamente se paragonati a quantità alla qualità prodotti in campo, meritati se si guarda a quanto ha fatto l’Udinese. Poco o niente. È chiaro a tutti quindi che l’ennesimo rigore generoso contro non basta a giustificare una prestazione incolore, piena di sbavature. Pochi i giocatori a salvarsi: su tutti Thereau ma anche Danilo, Allan, Badu quanto meno per l’impegno. Quest’ultimo circa il disordine tecnico/tattico ha più responsabilità di quante riesca a nascondere con il suo ammirevole impegno e simpatia che riesce a generare fra i tifosi. Il suo ritorno in mezzo al campo dopo la coppa d’Africa ha portato alla luce alcuni limiti già visti e conosciuti negli ultimi anni, ma è impensabile dare colpe esclusivamente al ghanese. L’assenza di gioco efficace sulla fascia sinistra, ad esempio, è un problema altrettanto annoso. La poca cattiveria con cui entrano in campo in alcune partite alcuni giocatori come Fernandes e Guilherme sta veramente generando malcontento. A Di Natale arrivano pochissimi palloni in zone calde del campo, è costretto a ripiegare molto, e questo fa perdere di efficacia l’attacco portato. Paradossalmente il reparto più solido è la difesa ma, come già detto, è anche il più bersagliato dagli arbitri. Da cosa si riparte dunque? Anzitutto il ritorno di Koné dopo le tre giornate di squalifica porterà grinta e qualità. Poi gli scontri diretti per la salvezza non possono non urgere nella mente dei giocatori, contro Parma e Cesena occorre ritrovare lucidità. Un ultimo pensiero poi va alla famosa telefonata Lotito-Iodice su cui si è scritto tanto. Da tifoso Udinese ventennale dico che è da tempo che aleggia il ritornello circa il male per il calcio italiano che squadre come l’Udinese vadano in Europa, parecchi dirigenti pubblicamente intervistati hanno espresso questa perplessità. Sono anni che il divario tra piccole e grandi è spaventosamente ingiusto, anni di diritti Tv e di sudditanza psicologica da parte di arbitri conniventi ad un sistema che deve vedere le grandi squadre italiane primeggiare. Sono anni che la stampa e i media dedicano ore e ore a servizi ai protagonisti delle big italiane e che, al contrario, se si parla di giocatori di squadre provinciali è perchè li si sta semplicemente accostando a blasoni importanti. Sono anni che squadre minori non possono permettersi di trattenere giocatori validi perchè il procuratore di turno forte di qualche offerta sostanziosa uccide le ambizioni sportive di realtà più piccole. Gli stadi si svuotano per costi esagerati e disamoramento del pubblico nei confronti dello spirito sportivo. Si dice tanto che il campionato italiano non sia più performante; non è per colpa di Lotito, ma dell’intero sistema che tutela esclusivamente gli interessi economici di pochi a discapito del resto di Italia: basti pensare ad esempio alla formula che regola il calendario della Coppa Italia. Il presidente laziale è stato portavoce inconsapevole di mezza Italia sportiva che lo si voglia ammettere o no. Io spero che l’altra metà si svegli e dica basta. L’alternativa é smettere di seguire il calcio.