«Temo un effetto Chernobyl sulle giovani coppie: angoscia per il futuro e culle vuote»: lancia l’allarme Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, intervistato oggi da La Verità in un lungo dialogo con Luca Telese. Secondo il professore ci saranno conseguenze demografiche molto serie sul Paese che già soffre più di tutti in Europa per il declino demografico dopo la pandemia da Covid-19: nove mesi dopo la tragedia alla centrale nucleare di Chernobyl, a febbraio 1987, «si è registrata una diminuzione delle nascite del 10% rispetto al febbraio dei due anni adiacenti. Bisogna combattere lo Stato di incertezza psicologico. Le giovani coppie si sono trovate immerse in una storia di angoscia e paura. E questo non può non aver pesato nelle scelte riproduttive. A dicembre temo che ci possano essere 5-6.000 nati in meno». Ecco che dunque i 439 mila nati nel 2019, ovvero in epoca pre-Covid, che già erano il record di natalità più basso di sempre in Italia potrebbero addirittura essere superati dal terribile anno 2020.
LE RICHIESTE DELL’ISTAT AL GOVERNO
Blangiardo però teme non solo l’effetto immediato (e scontato) di minori nascite nell’anno in corso: «io temo quel che accadrà subito dopo, con gli effetti economici della crisi. Anche qui c’è un precedente: nel 1989. Prima della caduta del muro di Berlino, in Germania Est c’erano 200.000 nati annui. Dopo la caduta, e le conseguenze negli equilibri che ne sono derivate, si è scesi a circa 90.000», racconta sempre a La Verità il professore nominato dal Governo Lega-M5s alla guida dell’Istat. Per questi motivi lo Stato, secondo Blangiardo, deve intervenire al più presto facendo conciliare maternità e lavoro «e garantendo servizi di cura all’infanzia».
Tra l’altro nei tempi odierni «in cui c’è indubbiamente un ampio controllo sul piano contraccezione», sottolinea ancora Blangiardo a La Verità, «e quindi le nascite sono normalmente il frutto di una libera scelta, si dovrebbero creare delle condizioni per consentire a chi vuole avere figli e poterli fare senza incontrare ostacoli di varia natura. Ad esempio permettere conciliazione maternità-lavoro, favorire i servizi di cura dell’infanzia». Secondo il n.1 Istat in Italia, oltre al problema Covid che ha peggiorato di certo la situazione, vi è un “nodo” culturale tutto da affrontare: «l’idea che i figli siano fatti tuoi e non siano anche una ricchezza collettiva, questo è un problema cultura nazionale».