Blangiardo, presidente Istat, riflette sulla crisi in Italia

Il presidente dell’Istat, il professor Gian Carlo Blangiardo, ha rilasciato recentemente un’intervista per La Stampa dove cerca di definire quale sarà il futuro di questo paese, assediato dalla crisi economica, da quella demografica e da un generalizzato declino. L’Italia, secondo lui, “ha saputo reagire bene, e diciamo pure meglio di altri, agli effetti sanitari ed economici di una grave pandemia. Dover poi fronteggiare nuove difficoltà conseguenti agli effetti dell’invasione dell’Ucraina non ha certo aiutato”.



“L’età media”, spiega ancora il professor Blangiardo, “è più avanzata, ma i cicli della vitalità, si sono spostati in avanti. Sia all’ingresso nel mondo del lavoro, sia all’uscita”. Interpellato in merito alla questione POS, parla chiaro: “mi pare chiaro che ci sono i diciottenni all’inseguimento di app sempre più futuristiche e gli anziani che hanno una certa resistenza alle innovazioni (..) e non sottovaluterei che 800mila italiani hanno almeno 90 anni. Magari senza contanti non sanno come comprare il pane“. Secondo lui le innovazioni sono sempre utili e gradite, ma “bisogna dare a tutti il tempo di metabolizzarle”.



Blangiardo: “La crisi demografica va affrontata subito”

Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, nella sua intervista è passato poi a parlare di numeri e statistiche, commentando l’invecchiamento del nostro paese. “Il numero di nati anche quest’anno sarà ai minimi termini. I primi nove mesi segnano un calo del 2% rispetto allo stesso periodo del 2021″, avverte preoccupato, sostenendo anche la necessità di fare qualcosa subito. “Si ‘deve’ arrestare e cercare di invertire tempestivamente il trend. Su come e dove intervenire, si è già da tempo identificata la terapia”.



Parlando del calo nella natalità, il professor Blangiardo spiega che sono tre i parametri su cui investire per invertire la tendenza, “Il costo dei figli, la cura degli stessi e la conciliazione tra maternità e lavoro“. Ne aggiunge, però, un quarto: “un nuovo orientamento culturale, che sappia trasmettere ai genitori (..) una vicinanza da parte dell’intera comunità. Vale a dire: i figli non sono solo ‘fatti vostri’, ma anche ‘di tutti noi’; e tutti noi siamo pronti a facilitare le vostre scelte di genitorialità e a condividerne i costi, visto che in futuro, quando saranno i vostri figli a sostenere il welfare, ne godremo i benefici