Un cristiano accusato di blasfemia, il 58enne Zafar Bhatti, è stato condannato a morte in Pakistan dalla Corte d’Appello di Rawalpindi dopo quasi dieci anni di prigione e una prima condanna all’ergastolo risalente al 2017. Ne dà notizia sulle sue colonne il quotidiano “Avvenire”, che spiega che Bhatti “si trova da tempo in precarie condizioni di salute, ma non gli sono stati concessi gli arresti domiciliari o il ricovero in ospedale. Inoltre, per un provvedimento che esclude i legali di Rawalpindi da procedimenti per blasfemia, nessuno è in grado di prenderne le difese”.
Una situazione delicata e complicata, insomma, alla quale va aggiunto un ulteriore tassello, dal momento che a ottobre 2021 il magistrato dell’Alta Corte chiamato a giudicarlo ha chiesto la revisione della prima sentenza in senso peggiorativo, sostituendo la pena di morte a quella carceraria. A inchiodare Bhatti sarebbero alcuni messaggi di testo dal contenuto blasfemo inviati dall’utenza di telefonia mobile a lui intestata. Un esempio di estremismo e di severità che stride terribilmente con quella che è invece stata la gestione di un caso analogo…
CRISTIANO ACCUSATO DI BLASFEMIA IN PAKISTAN E CONDANNATO A MORTE: MA UN ALTRO È STATO LIBERATO…
Vi è infatti un altro caso di cronaca proveniente proprio dal Pakistan e documentato ancora dai colleghi di “Avvenire” che ha un esito diametralmente opposto rispetto a quello narrato poche righe fa, pur avendo sempre al suo centro un’accusa di blasfemia ai danni di un cittadino cristiano. L’uomo in questione risponde al nome di Nadeem Samson, il quale ha ottenuto “il rilascio su cauzione dopo che il suo avvocato difensore, Saif-ul-Malook, ha dimostrato alla Corte di Lahore come alla base delle accuse ci fosse una controversia di carattere economico”.
In particolare, si legge nel servizio, “Samson era stato arrestato nel novembre del 2017 e ci sono voluti quattro anni dietro le sbarre affinché potesse arrivare al giudizio della Corte Suprema. Un risultato di cui il merito va anche a Malook, già difensore di cristiani accusati di blasfemia, inclusa Asia Bibi, condannata a morte e liberata definitivamente a fine 2018 dopo quasi nove anni si prigionia”.