Bleona Tafallari, la “leonessa dell’Isis“, è stata condannata a 3 anni e 4 mesi. Meno pesante la condanna, perché il giudice dell’udienza preliminare di Milano Livio Cristofano ha riqualificato il reato della 20enne nata in Kosovo ma domiciliata a Milano, arrestata lo scorso 17 novembre con un’accusa di terrorismo internazionale che le è valso il soprannome. Dunque, è passato da «associazione con finalità di terrorismo» ad uno meno grave, «istigazione a commettere reato», con l’aggravante del mezzo informatico. Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni, ma la difesa della donna già esulta.



«Con la riqualificazione è venuta meno l’ipotesi accusatoria, non è stata riconosciuta cioè la sua appartenenza a un’organizzazione terroristica», ha dichiarato l’avvocato Giuseppina Bartolotta, come riportato da RaiNews. Per Bleona Tafallari, arrestata nel novembre 2021, il pm Leonardo Lesti aveva chiesto nell’udienza con rito abbreviato una condanna a 5 anni di carcere. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, i legali chiederanno la scarcerazione in attesa del processo d’appello.



“LEONESSA DELL’ISIS”, CADE L’ACCUSA DI TERRORISMO

L’indagine del procuratore aggiunto Alberto Nobili e del pm Leonardo Lesti è partita dalle acquisizioni di intelligence su un 21enne miliziano di origini kosovare che in Germania aveva sposato l’imputata con rito islamico. Il giovane era legato alla cerchia dell’autore della strage di Vienna del 2 novembre 2020 in cui morirono quattro persone. La pubblica accusa nell’udienza ha ripercorso le indagini che hanno portato all’arresto della “leonessa dell’Isis“, accusandola di aver messo in atto «una continua e incessante attività di propaganda delle ideologie delle organizzazioni terroristiche attraverso l’utilizzo dei social network (Whatsapp, Snapchat, Instagram e soprattutto Telegram) esaltando lo Stato Islamico in tutte le sue componenti». Quindi, Bleona Tafallari è considerata dall’accusa una sostenitrice dello Stato Islamico e parte della costola dell’Isis chiamata “i Leoni dei Balcani”.



Per la procura aveva aiutato ragazze a trovare sposi che avevano abbracciato la Jihad e nel suo cellulare erano state trovate chat, foto di combattimenti e istruzioni per fabbricare bombe artigianali. La difesa ha rimarcato «l’assenza di indagini serie che potessero dimostrare che Bleona Tafallari facesse parte di questa presunta organizzazione, vista la mancanza di contatti operativi». Gli avvocati Giuseppina Bartolotta e Giuseppe De Carlo, legali di Bleona Tafallari, come riportato dal Corriere, hanno spiegato che tale sentenza «riconosce che non c’era neanche la prova che la giovane appartenesse all’organizzazione», infatti non hanno trovato i contatti con gli aderenti, «se non con il marito ritenuto» dalla magistratura italiana «un terrorista che però in Germania è libero». Quindi, per i legali «c’è qualcosa che stona».