Gli USA accusano la Cina di aiutare l’industria bellica russa. Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, è a Pechino per parlare proprio di questo con il ministro degli Esteri Wang Yi. I temi economici sulla concorrenza sleale dell’economia cinese rimangono sullo sfondo. Quello che interessa agli Stati Uniti, insomma, è chiedere alla Cina di non aiutare la Russia sotto il profilo delle dotazioni militari. L’accusa viene respinta al mittente dalle autorità cinesi, ma gli americani sostengono di avere delle prove di quello che dicono, anche se fino a questo momento se le sono tenute per loro.
È difficile capire, però, osserva Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, cosa potrà minacciare Blinken per ridurre a più miti consigli i cinesi. Se gli USA sanzionassero banche di prima grandezza cinesi, questa decisione potrebbe ripercuotersi anche sull’economia americana: non sarebbe un bel biglietto da visita per Joe Biden a pochi mesi dalle elezioni presidenziali di novembre. Di certo l’incontro non sarà distensivo. Proprio in queste ore gli USA hanno fatto uscire un rapporto sui diritti umani in cui si accusa la Cina per il suo comportamento nei confronti degli uiguri.
Come si preannuncia la visita in Cina di Blinken?
Il tema principale della visita è la convinzione americana che ci siano aiuti militari sottobanco della Cina alla Russia, una convinzione che verrà espressa nell’incontro con Wang Yi e, se ci sarà, anche nel faccia a faccia con Xi Jinping. Il problema è che non sappiamo cosa può mettere Blinken sul piatto della bilancia, quali sanzioni gli USA possano minacciare in un momento pre-elettorale. Ci sono provvedimenti che potrebbero anche danneggiare l’economia americana, quindi non ipotizzabili a pochi mesi dal voto per le presidenziali. Quello che prevedono i commentatori sia americani che cinesi è che Blinken dirà di essere in possesso delle prove degli aiuti cinesi ai russi in campo militare, ma non sappiamo davvero cosa potrà minacciare.
Si parla della possibilità di sanzionare banche cinesi che avrebbero supportato alcune operazioni nel settore militare. Può essere questo il campo di intervento?
I cinesi commentano che se queste banche sono periferiche non succede niente di importante, se sono banche con un ruolo centrale per il sistema economico, invece, c’è una destabilizzazione che alla fine colpirà anche gli americani. L’unica sanzione di un certo peso che finora non è stata adottata sarebbe questa, ma, appunto, si rischia di creare sofferenza anche negli istituti di credito degli USA e in un momento di campagna elettorale non è immaginabile.
I rapporti economici e strategici Russia-Cina sono assodati, ma quali elementi ci sono per dire che Pechino aiuta Mosca dal punto di vista dell’industria bellica?
Qui si parla di aiuti a industrie di tipo militare. Se ci sono degli elementi che suffragano questa tesi non lo sappiamo. Gli americani dicono di averli. Certo, non è del tutto inverosimile che queste forniture ci siano: i russi ne hanno bisogno. L’economia cinese è in grado di dare di tutto e di più a Mosca, ha un’industria degli armamenti che mantiene una serie di Paesi viciniori.
Su queste basi, comunque, dall’incontro non ci si può aspettare un riavvicinamento, è così?
Certamente non c’è un appeasement, perché la mattina in cui Blinken è partito il Dipartimento di Stato ha rilasciato il suo rapporto sui diritti umani, in cui si accusa la Cina di genocidio in relazione agli uiguri. Potevano farlo uscire in un altro momento e invece lo hanno pubblicato proprio in prossimità della visita. È un rapporto su tutto il mondo, non solo sulla Cina, ma Pechino ha già reagito negativamente.
Gli USA potrebbero chiedere esplicitamente alla Cina di intercedere presso i russi perché frenino la loro azione in Ucraina, magari prefigurando un percorso di pace?
Potrebbero, ma ho l’impressione che gli USA aspettino le elezioni di novembre, poi in tutte le cancellerie in questo momento sui piani di pace mi sembra che ci sia molto scetticismo.
Gli aspetti più commerciali ed economici, relativi all’eccesso di produzione che viene imputato alla Cina e all’uso di sussidi statali per sostenere le aziende, per esempio nel campo delle auto elettriche, sono, quindi, in secondo piano in questo summit?
È un tema perpetuo ma rimane sullo sfondo, Blinken si occupa di politica estera. Il tema è quello della Russia. Non è chiaro, però, non solo cosa potrebbe minacciare ma cosa potrebbe concedere ai cinesi in cambio il segretario di Stato USA per portarli dalla sua parte. Sicuramente qualcosa dal punto di vista commerciale, non altro. Su Bitter Winter parliamo di un rapporto sulla tecnologia cinese da parte di un think tank tibetano che si chiama Turquoise, molto vicino al Dipartimento di Stato americano, che sostiene che la tecnologia sviluppata da un’azienda di Shanghai, che si chiama iSoon, è in grado di entrare nei telefoni cellulari di chiunque. Sarebbero entrati anche nel telefono del Dalai Lama. Una vicenda che ha inquietato i servizi occidentali. Queste aziende che fanno tecnologia poi offrono all’esercito, alla polizia e ai servizi cinesi degli strumenti per fare spionaggio su una scala mai vista prima. La diffidenza nei confronti delle aziende tecnologiche cinesi è destinata ad aumentare. Difficile, comunque, dire come si svilupperà la visita di Blinken, ma non sarà un incontro distensivo.
(Paolo Rossetti)
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