Per la prima volta nel corso degli ultimi (quasi) tre anni di guerra in Ucraina, ieri il segretario di stato USA Antony Blinken ha ammesso che i rifornimenti militari a Kiev erano iniziati già molto prima dello scoppio effettivo del conflitto nel febbraio del 2022: un’ammissione che non ha colto certamente impreparato il Cremlino, che attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova ha ricordato che questa – assieme alla sempre citata espansione della Nato verso Est – è stata una delle cause scatenanti delle violenta offensiva che fino ad oggi ha causato la perdita di migliaia e migliaia di soldati ucraini; di fatto – peraltro – smentendo l’utilità della decisione di Blinken avallata dall’amministrazione americana di Joe Biden che sta per concludersi.
Partendo dal principio, l’occasione in cui il segretario di stato Blinken ha ammesso questa evidenza è stata una recentissima lunga intervista rilasciata al New York Times nel corso della quale ha ragionato sulle decisioni prese in queste tre anni di conflitto dicendosi – vale la pena sottolinearlo – tendenzialmente certo di aver fatto tutto nel migliore dei modi possibili; mentre tra una domanda e l’altra ha spiegato alla giornalista che “dato che avevamo previsto [l’offensiva russa] abbiamo deciso di assicurarci non solo di essere preparati e di preparare gli alleati, ma di preparare anche l’Ucraina“.
La Russia risponde a Blinken: “Sappiamo dei rifornimenti e per questo vogliamo smilitarizzare l’Ucraina”
Una preparazione – precisa Blinken – che già “a settembre [2021] e poi nuovamente a dicembre” ha spinto l’amministrazione USA a far “arrivare silenziosamente molte armi all’Ucraina per assicurarci che avesse a disposizione ciò che le serviva per difendersi”, citando – tra le altre cose – “gli Stinger e i Javelin” che avrebbero concesso a Kiev la possibilità di evitare di essere “cancellata della mappa e di respingere i russi”; il tutto – assicura – mentre avrebbe anche esercitato “una diplomazia straordinaria per riunire e tenere assieme più di 50 paesi” con frequenti contatti anche con “il mio omologo russo, Sergey Lavrov, a Ginevra un paio di mesi prima della guerra” per trovare tutti i modi possibili “per evitarla” indagando se la Russia nutrisse delle reali “preoccupazioni per la sua sicurezza (..) o se si trattava di ciò che in realtà è, ovvero le ambizioni imperiali di Putin“.
La parole di Blinken – anticipavamo già in apertura – hanno immediatamente fatto scattare la risposta russa che è arrivata qualche ora dopo la pubblicazione dell’intervista, con la portavoce Zakharova che ci ha tenuto a mettere in chiaro che “diciamo da molti (..) che gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno inviando armi all’Ucraina, violando i confini russi con infinite esercitazioni nel Mar Nero ed avvicinandosi pericolosamente al nostro spazio aereo”; precisando poco dopo che “in realtà questo è il motivo per cui uno dei [nostri] obbiettivi (..) è la smilitarizzazione dell’Ucraina a garanzia della sicurezza del nostro paese“.