NUOVO BLITZ DI ULTIMA GENERAZIONE ANCHE A PASQUA: 17ENNE FERMA LA SANTA MESSA METTENDOSI IN GINOCCHIO SULL’ALTARE

«Ho 17 anni e non ho futuro»: con queste parole una ragazza di Ultima Generazione ha interrotto ieri la Santa Messa di Pasqua nella chiesa della Madonna Incoronata a Padova: un ennesimo blitz, questa volta senza colla, vernice o “assalto” di più adepti ambientalisti, solo una ragazza (e un altro che filmava) che è riuscita a bloccare la celebrazione pasquale davanti ai fedeli e al prete attoniti. Secondo quanto mostrato nel video pubblicato sui social dalla stessa Ultima Generazione – la sigla degli eco-attivisti per il cambiamento climatico che dal 2021 ormai organizza in Italia e nel mondo provocazioni e proteste non sempre civilissime – la 17enne ha raggiunto l’altare e mentre veniva filmata ha tentato di bloccare la Santa Messa gridando il suo “dolore per il cambiamento climatico”.



Alcuni agenti della Polizia e della Digos sono poi intervenuti portando la giovane e il compagno che filmava fuori dalla chiesa verso poi la Questura dove sono stati interrogati: poco prima era stata una suora – racconta “Padova Oggi” – a cercare di fermare il “blitz” degli attivisti di Ultima Generazione togliendo il cartello con la scritta «Ho 17 anni e non ho un futuro». Diversamente da altre scenate fatte da Ultima Generazione in giro per l’Italia, non vi sono state conseguenze eccessivamente traumatiche, con la messa che è poi proseguita nello stupore attonito dei presenti.



LA MESSA DI PASQUA E IL GRIDO DI DOLORE CHE “STRIDE” CON LA REALTÀ

Resta il messaggio che la 17enne voleva lanciare dall’altare della chiesa nel quartiere Sacra Famiglia a Padova, poi pubblicato integralmente sui social di Ultima Generazione, da dove traspare tutta l’asincronia tra il dolore “avvertito” e la realtà circostante: «Ho 17 anni ed ho così paura, tanta paura. Non vorrei far parte dell’ultima generazione, ma ormai è tardi per fermare il caldo, la siccità, le alluvioni e le catastrofi del clima. Ho 17 anni e devo essere qui, come voi, dobbiamo aiutarci. Sono qui per parlare della resurrezione di Cristo, come voi».



La ragazza ha scritto poi che Gesù è un grande esempio in quanto «dobbiamo avere il suo coraggio, dobbiamo lottare per il nostro futuro, agire per la nostra famiglia e la nostra comunità». Citando poi l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”, la ragazza fermata dalla polizia sottolinea che si tratta del suo «grido, un grido d’amore e una richiesta d’aiuto. Chiesa significa assemblea dei fedeli, ritrovarsi in comunità, lo svolgersi di un atto sacro, uno dei momenti più importanti e richiamo proprio a questa importanza». Se dunque ci si ritrova a messa, conclude la 17enne, è perché «è importante agire. Io vi invito a maggio, l’11 maggio, saremo a Roma, saremo in moltissimi. Tutto ciò che dobbiamo volere per Pasqua è giustizia sociale, giustizia climatica per chi non potrà ripararsi dagli effetti delle catastrofi».

L’invito ad agire, il grido di dolore e Gesù come esempio: si sono visti eco-attivisti assai più impertinenti, provocatori e “disturbatori” della 17enne entrata in azione a Padova. A colpire dunque non è tanto il “gesto” compiuto ma la situazione, il momento scelto (oltre alle parole che accomunano la Pasqua del Signore ad una pretesa emergenza ambientale, ndr): nel giorno della celebrazione della Santa Pasqua, una ragazza che appare quantomeno credente (visto il messaggio rilanciato) ritiene che il fulcro dell’agire cristiano sia atto a combattere e disubbidire “ai potenti” per contrastare il cambiamento climatico. In nome di una tesi – anzi, di una idea scientifica (su cui però neanche la scienza è completamente concorde) – serve condurre una battaglia di idee, con la pretesa di trascinarvi il popolo cristiano e la Chiesa intera: l’amore per gli ultimi, la scommessa sulla libertà umana e la promessa di una felicità già su questa Terra sono tutti temi che la Pasqua di Cristo aiuta a rifar memoria ogni anno e che vengono tutti subordinati, secondo gli attivisti “fedeli”, alla “grande causa ambientalista”. L’augurio è che quel grido di dolore rilanciato probabilmente con grande sincerità da quella ragazza, possa intercettare uno sguardo educativo che scommetta sulla sua libertà a fondo, e non solo sulla suo ruolo di “megafono funzionale” all’ecoattivismo.