La redazione di Libero ha deciso di indagare più da vicino sul fenomeno della triptorelina, ovvero il farmaco utilizzato nel trattamento della disforia di genere come un bloccanti della pubertà per i minori, con l’idea che così possano maturare sessualmente seguendo quella che è la loro percezione di se stessi. Un uso, quello appena descritto, non ufficialmente riconosciuto ma che è centrale in numerose cliniche gender, che tendono ad affermare l’identità sessuale percepita dei pazienti.
Oltre ai meriti (o demeriti) delle cliniche, però, sono molti a dirsi preoccupati dall’uso dei bloccanti, nel timore che interrompendo la pubertà si verifichino effetti non meglio studiati dalla letteratura medica. In tal senso, però, sulle pagine di Libero la dottoressa Luigia Trabace (docente di Farmacologia a Foggia e membro della Società italiana di farmacologia) ci tiene a rassicurare i lettori ricordando che “gli effetti collaterali li hanno tutti i farmaci”, pur riconoscendo che nel caso specifico dei bloccanti della pubertà “in un’età come quella dell’infanzia e dell’adolescenza ne va valutato caso per caso l’utilizzo in maniera estremamente attenta e accurata“. Ricorda, infatti, che esiste una delibera Aifa che pur permettendo di usare la triptorelina per la disforia, la indica come ultima scelta nel caso in cui “l’iniziale assistenza di tipo psicologico non è stata risolutiva” con una diagnosi che va “confermata da un’equipe medica multidisciplinare e multispecialistica“.
Bloccanti della pubertà: quali sono gli effetti collaterali?
Soffermandosi sugli effetti collaterali, la dottoressa Trabace li racchiude nell’etichetta dei “ipo-estrogenismo secondario“, che include “vampate di calore, nausea, disordini del sonno, riduzione della massa muscolare, dolori alle articolazioni, aumento del peso, alterazioni dell’umore”. In altre parole, ciò che i bloccanti della pubertà fanno è creare uno stato simile “alla menopausa“, anche nei pazienti più giovani, dato che a livello fisiologico in entrambi i casi si tratta di “uno stato in cui gli ormoni sessuali sono molto ridotti”.
Nei casi in cui viene utilizzata la triptorelina, la dottoressa invita ad un “monitoraggio regolare” del paziente, ponendo l’attenzione “sulla pressione arteriosa” nel caso in cui sia un minore a sottoporsi al trattamento. Comunque, nonostante la pubertà venga di fatto interrotta, “bloccando o rallentando e la comparsa di quei cambiamenti fisici” tipici del periodo puberale, l’effetto dei bloccanti “è totalmente reversibile“, seppur di fatto “dipende dalla fascia d’età”.