Dopo mesi di discussioni sui bloccanti della pubertà – ovvero il farmaco noto come triptorelina – e sui baby trans, passati prima delle indagini a carico del centro sulla disforia di Genere di Careggi; poi dallo scandalo sui medici del World professional association for transgender health (accusati di trattare la disforia senza le dovute precauzioni) ed, infine, sul recente rapporto della Cass Review; siamo arrivati all’apertura dalla Commissione ministeriale che punta a riscrivere le linee guida sull’uso degli stessi bloccanti della pubertà. Per ora si tratta di poco più che di un decreto firmato ed approvato, ma ben presto si tramuterà in un panel di esperti che si riuniranno periodicamente per analizzare le novità scientifiche sulla disforia di genere, guardando anche all’esempio dei nostri vicini.



L’idea – mossa dal ministro Orazio Schillaci e dalla collega Eugenia Roccella – è quella di impedire le cosiddette terapie ‘affermative’ sulla disforia, con le quali si tende a dare sempre ragione al paziente (nonostante la tenera età o gli eventuali problemi psichiatrici) avviandolo, se minorenne, all’uso dei bloccanti della pubertà in attesa che compiuta la maggiore età possa sottoporsi ai trattamenti con gli ormoni e, soprattutto, alle operazioni chirurgiche per cambiare sesso.



La promessa del nuovo direttore Aifa: “Valutiamo se escludere i bloccanti della pubertà dai farmaci mutuabili”

Insomma, la commissione vuole limitare l’uso dei bloccanti della pubertà, promuovendo un percorso medico più sicuro e che tenga conto di ogni aspetto psicologico del baby trans, evitandogli inutili sofferenze che (talvolta) si traducono in un pentimento per il cambio di sesso. L’esempio è quello di alcuni paesi europei – cita il quotidiano La Verità – “che già da tempo adottavano [la triptorelina] e che avendo rilevato importanti criticità hanno rivisto i propri protocolli”. Nella commissione contro i bloccanti della pubertà figureranno 29 funzionari ministeriali ed esperti di ogni tipo, a partire dai già citati ministri, fino a medici esperti in sessualità, infanzia e disforia.



Nel frattempo – precisamente nella giornata di ieri – il tema è stato sollevato anche all’interno della Commissione Affari Sociali della Camera dove il nuovo presidente di Aifa (Robert Giovanni Nisticò) si è detto pronto a “rimanere vigile e sensibile” al tema dei baby trans, promettendo l’avvio di una “discussione e rivalutazione” sull’inclusione del bloccanti della pubertà “nell’elenco dei medicinali” coperti dal Servizio Sanitario Nazionale.