Claudio Rutilio Namaziano è considerato l’ultimo esponente della letteratura latina. In occasione di un viaggio travagliato percorso via mare (perché le strade consolari non erano sicure) da Roma fino in Gallia (nel 415 d.C) scrisse il poema De reditu suo dove, insieme al rimpianto per la decadenza dell’Impero ormai alla mercé delle invasioni barbariche, cantò il suo grande amore per quella civiltà che stava scomparendo. Lo ammetto: ho preso un po’ da lontano l’argomento di quest’articolo. Ma il ricordo di origine scolastica dell’ultimo poeta romano mi è venuto alla mente dopo aver letto l’intervista del ministro Nunzia Catalfo a La Repubblica. Per il Governo di cui è componente si inneggia il De profundis. Se anche Giuseppe Conte dovesse sopravvivere magari alla guida di un’altra maggioranza (in fondo dice il proverbio che non c’è due senza tre), il ministro del Lavoro – a stare a quanto raccontano gli scenari dei maggiori quotidiani – potrebbe uscire dall’esecutivo che se ne va senza entrare in quello che arriva. Eppure se si osservano i propositi annunciati nell’intervista si rimane a bocca aperta in presenza di un programma tanto vasto.
L’agenda del ministro è così riassunta dalla intervistatrice Valentina Conte: “Proroga selettiva dello stop al licenziamento, oltre il 31 marzo. Un miliardo in più al Reddito di cittadinanza. Riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive nei primi mesi dell’anno, con la possibilità di chiedere la Cig e agganciare offerte di lavoro con la app Io, quella del cashback. Navigator confermati per tutto il 2021. Riforma delle pensioni a giugno. Naspi allungata a tre anni per gli over 50 o chi è vicino alla pensione”. Poi non si dica che questo Governo non è capace di decidere alcunché e fa del rinvio la sua strategia.
Ma osserviamo più da vicino le proposte. Pensioni: «A giugno avremo il piano per superare Quota 100 e garantire flessibilità in uscita. Ho già convocato alcuni tavoli sugli ammortizzatori e il lavoro autonomo. Le commissioni sui lavori gravosi e per separare previdenza e assistenza partiranno a breve. Proveremo a inserire i lavoratori fragili al Covid, con patologie importanti, nella platea dell’Ape sociale». Licenziamenti: «Faremo un ragionamento per le aziende in forte crisi: per loro si può pensare di allungare stop e Cig. L’obiettivo è evitare lo tsunami occupazionale, formare i lavoratori in transizione, ricollocarli altrove se l’impresa non riparte. Confidiamo poi nella campagna vaccinale e nei suoi effetti positivi sull’economia». In sostanza, prima ancora che i sindacati – com’è prevedibile – richiedano una proroga del blocco, il Governo si fa avanti per offrirla loro in modo selettivo ovvero lasciando la manodopera in eccesso nelle aziende in maggiore difficoltà alle quali si continua a impedire di riorganizzarsi.
È vero che la Cig da Covid-19 dovrebbe essere rifinanziata, ma forse è venuto il momento di non lasciare in ostaggio alle aziende sacche di personale destinato all’esubero. Soprattutto perché il ministro ha sottolineato più volte l’esigenza di potenziare le politiche attive, magari manifestando un’eccessiva fiducia nelle agenzie preposte. «Il 2020 è stato disastroso per la Cig – ha affermato il ministro – è ora di semplificare. E se quello passato è stato l’anno dell’Inps, in prima linea sulle politiche passive, questo sarà l’anno dell’Anpal per le politiche attive. Confido nel presidente Parisi, c’è molto da fare».
Speriamo di poter acquisire anche noi questa fiducia, ma, anche mettendo in conto le difficoltà di un 2020 maledetto, non pare che l’Anpal sia in condizione di compiere quel salto di qualità che sarebbe necessario. Chi scrive non è pregiudizialmente contrario alla proroga per tutto il 2021 a favore dei 2.700 navigator, anche se queste assunzioni sono state oggetto di molte polemiche. Magari sarebbe opportuno trarre un bilancio della loro attività – sia pure con tutti i limiti incontrati – durante i mesi in cui sono stati impegnati. Si conferma il “divorzio” tra RdC (a cui affluiranno ulteriori risorse) e le politiche attive. La prestazione dovrebbe essere limitata a finalità esclusive e coordinata con il reddito di emergenza.
Vengono presentate poi una serie di iniziative in tema di politiche attive che danno un po’ l’idea del fiore all’occhiello (il Gol, l’Industry Academy, ecc.). Preoccupa, invece, il solito ricorso a nuove assunzioni come chiave di volta della riforma dei Centri per l’impiego. «Anche a causa della pandemia, la riforma è in ritardo. Ancora cinque Regioni – ha ricordato Catalfo – non hanno fatto il bando per le assunzioni. Tra sistema pubblico e privato – e grazie a 11.600 nuovi ingressi – alla fine potremo contare su 35 mila addetti per seguire i lavoratori. Confido che si possa accelerare».
In conclusione si impone una scelta chiara che superi la fase del “tutto si tiene” attraverso la politica dei ristori e dei bonus. Le aziende devono potersi ristrutturare; la Cig deve essere ricondotta in tempi limitati mentre vanno potenziate le risorse per garantire un reddito a chi ha perso il lavoro e per ricollocarlo sul mercato dell’impiego. È interessante che il ministro segnali il grave problema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che costituisce un handicap per l’occupazione in particolare giovanile.