Il Bmj, British Medical Journey, una delle più autorevoli pubblicazioni scientifiche al mondo, ha scritto una lettera aperta a Mark Zuckerberg, inventore di Facebook nonché numero uno dei Meta (comprendente anche Instagram WhatsApp e Oculus). Fiona Godlee e Kamran Abbasi, i due autori della lettera, hanno voluto porre alcune domande al giovane e miliardario americano, in merito al “fact-checking”, ovvero, la verifica dei dati utilizzati in un discorso o di un articolo pubblicato sui mezzi di comunicazione. “Scriviamo per sollevare serie preoccupazioni riguardo al ‘fact-checking’ messo in pratica da aziende terze per conto di Facebook/Meta”, è l’inizio della lettera inviata dagli editori a Zuckerberg, che esprimono i propri dubbi in merito al comportamento, a loro modo di vedere, poco trasparente dei fact-checkers e dei debunkers, riguardante precisamente un’inchiesta che il BMJ aveva pubblicato lo scorso mese di settembre 2021. L’inchiesta verteva in particolare l’operato della Ventavia, azienda di ricerca scientifica responsabile dei trial clinici del vaccino anti-Covid prodotto da Pfizer, e nata dopo che un ex dipendente della stessa Ventavia aveva consegnato al British Medical Journal file come foto, registrazioni audio e email, che indicavano una scarsa verifica del prodotto farmaceutico.
Dopi un’attenta verificata da parte del BMJ, che ricordiamo, è uno dei più autorevoli nonché antichi “quotidiani” di divulgazione scientifica e medica, l’articolo era stato pubblicato, ma come denunciato dallo stesso, i lettori hanno avuto problemi nel condividere il contenuto: “Alcuni hanno segnalato di non riuscire a condividerlo. Molti altri hanno invece riscontrato dei banner sul post che recitavano: Contesto mancante… Fact-checkers indipendenti affermano che questa informazione potrebbe essere fuorviante”, si legge ancora nella lettera.
BMJ, LETTERA A MARK ZUCKERBERG: “FACT CHECK INCOMPETENTE E IRRESPONSABILE”
E ancora: “Troviamo il fact-check riportato da Lead Stories (l’azienda terza che si è occupata del controllo ndr) inaccurato, incompetente e irresponsabile”, in quanto secondo gli autori lo stesso articolo conterrebbe inesattezze e offese nei confronti della rivista scientifica “Nel primo paragrafo, BMJ viene impropriamente definito un blog d’informazione”, sottolineano Godlee e Abbasi. “Invece di investire fondi per assicurare l’accuratezza scientifica delle informazioni condivise sui social, Meta ha apparentemente delegato il compito di svolgere quest’attività cruciale a persone incompetenti”, scrivono ancora i vertici del BMJ.
“Il fact checking – concludono – è stato per decenni un caposaldo del buon giornalismo. Quello che è successo in questo caso dovrebbe essere fonte di preoccupazione per chiunque apprezzi e si basi su fonti come il BMJ. Ci auguriamo che agirai rapidamente: specificamente per correggere l’errore relativo all’articolo del BMJ e per rivedere i processi che hanno portato all’errore; e in generale per riconsiderare il tuo investimento e approccio al fact checking in generale”. Vedremo se arriverà la replica di Meta, magari di Zuckerberg in persona visto l’autorevole interlocutore.