Mai scherzare con Bob Dylan: dietro di lui ci sono gli avvocati più potenti d’America. Quando un fotografo, anni fa, gli mostrò un libro in cui appariva anche una sua foto, il cantautore americano chiese: “Io quanto ci guadagno da questa foto?”. E’ un tipo così, ma a provare ad accusarlo di molestie sessuali ci vuole un bel fegato. Soprattutto quando i fatti risalirebbero a quasi sessant’anni fa. Uno dice: ma hai aspettato tanto prima di agire (se fosse vero naturalmente)? Si sa che i miliardari sono sempre un bocconcino che fa gola e in questa epoca di #metoo poi i casi di accuse per molestie avvenute anche decenni fa poi spuntano come un niente.



Tutto risale alla scorsa estate, quando una signora americana, che all’epoca dei fatti, il 1965, avrebbe avuto 12 anni (anche pedofilo il premio Nobel per la letteratura!) intentò causa, dicendo di essere stata molestata al Chelsea Hotel di New York, all’epoca nota residenza di artisti di tutti i tempi, tra aprile e maggio di quell’anno. Subito intervennero fan e storici dell’artista, che dissero che in quel periodo Bob Dylan era in tournée in Inghilterra. Ah beh, poco male, perché quando si comincia a giocare, si gioca sul serio. Gli avvocati della donna cambiarono la data dicendo che le molestie sarebbero avvenute “nella primavera” del 1965. Da parte dell’artista e dei suoi avvocati, silenzio assoluto. Stavano preparando le loro carte. Sui media si arrivò a determinare chi fosse la donna, che sui documenti appariva solo come J.C.



BOB DYLAN E L’ASTROMANTE RAPITA DAGLI ALIENI

Un’astromante. Sul suo sito web si legge che è in grado “di canalizzare le persone scomparse verso le famiglie in lutto, a pagamento”. Non solo. Sostiene anche di essere stata rapita dagli alieni e che sarebbe in grado di parlare con gatti, cani e animali vari sia vivi che morti e anche insetti e piante. Beh, un personaggio sicuramente. Adesso arriva la bordata della corazzata di Bob Dylan. “Questo caso è un’estorsione mascherata da denuncia”, dicono gli avvocati. “È stata depositata in malafede con l’obiettivo di ottenere denaro con la minaccia di cattiva pubblicità. L’accusa è falsa, pericolosa, sconsiderata e diffamatoria. Mr. Dylan non subirà ricatti”. Ha risposto anche l’avvocato di J.C., Peter Gleason: “La mia cliente e il suo avvocato non si lasceranno bullizzare. Alcune persone dicono che Dylan è un profeta. La gente viene etichettata. Più di metà degli americani crede nei fenomeni psichici. Se volete attaccare qualcuno per quello in cui crede, entrerete in un territorio molto pericoloso. Il nostro Paese si basa su questo, sulla libertà. [Questa storia] non può distrarci dalle accuse. Questo caso è basato sui fatti”.



Paura? Ma per favore. Gli avvocati del cantautore hanno risposto a loro volta, dicendo che si tratta di un piano studiato a tavolino per obbligarlo a pagare per farla stare zitta, in modo da non fargli cattiva pubblicità, insomma un ricatto. “Dylan sarà sembrato un bersaglio facile agli avvocati che hanno depositato la denuncia, magari sperano di guadagnare da questa causa fraudolenta. Probabilmente davano per scontato che Dylan non avrebbe avuto voglia di combattere, che avrebbe preferito pagare per evitare il peso, la cattiva pubblicità e le spese necessarie per difendersi. Hanno torto. Mr. Dylan avrà la sua giustizia, e chi lo accusa si assumerà le sue responsabilità”. Diceva una vecchia canzone di Bob Dylan: “Mi vergogno di vivere in un paese dove la giustizia è un gioco”. La signora farà meglio a ritirare la denuncia prima che le tocchi pagare una cifra milionaria… Non si gioca con Bob Dylan.